SECOLO XII. ARTI NEL PICENO. CAPITOLO III. liri, di cui prendiamo a parlare, presenta all'Italia gran da sizj, che vi si operarono; ma se di questi fu ricca la settentrionale, che vide sorgere le Cattedrali di Piacenza, Modena, di Ferrara, e Borgo San Donnino, le Chiese di 'Ambrogio di Milano, di San Zenone di Verona, non ave altrettanto in qualche parte della meridionale dove meno che si eressero, e piccolo numero ne presenta anche quella a, che noi andiamo scorrendo; della quale, se si tolgano Monasteri poco si avrebbe a ricordare che meritasse l'attenzio* chi leggerà queste pagine. Convien confessare, che i nostri erano in sul loro nascere; giacchè escluse le due Città di , e di Fermo per una parte, e le principali dell'antica apoli per l'altra, noi non abbiamo memorie, che rimontino eta più lontana del secolo X., checchè ne dicano in conIstorici municipali. La storia delle nostre contrade si rive in quest' epoche di rozzezza ai soli Monasteri, i quali parano le parti principali; pel resto i paesi non erano che no di poche case, ed i loro abitanti vivevano contenti, sistimavano abbastanza sicuri dalle continue incursioni, soggetti, poco occupandosi del resto. Reggeva Ancona un Guarniero nel terminare del passato se , ed in questo estendeva anche nei paesi circonvicini i suoi e ne lasciava ai figli, ed ai nepoti un retaggio; ed inle cose si avanzarono in modo, che questi ben presto furopadroni del ducato di Spoleti, e di quello di Camerino, e 1165 già eransi fatti Signori della marca fermana, che riu20 a quella di ancona, e così si potette chiamare tutta senza Tom. I. mano, 3 eccezione veruna Marca Anconitana. Il loro possesso durò, fin- Il Monastero perdette ogni forma, dopochè fu adattato peso, 1 gran pes renderle esili in guisa, che non colonne, ma grosse canne, pali ritti rassembrarono: e perchè gli archì sovrapposti potesse con eguale facilità moltiplicarsi, senzache ne rinanessero troppo locati e per così dire ciechi, si pensò d'alzarli; ed ecco il auto in luogo del sesto intiero a poco, a poco introdotto prim per semplice ornato, e quindi impiegato nell' imbastimento dei fabbricati, per dar maggior luce, e sveltezza, pache per la quasi comune opinione (3) che l'arco di sea fosse capace di sostenere maggior peso dell' arco di seero, al che ci confermano i dottissimi Frisi, e Ciampi (4). pensiamo si fossero le cause, che propagarono l'uso del auto, come già si scorge nelle fabbriche erette circa la ati del XII. secolo, e nel principio del XIII., in tal modo alandosi il passaggio dal gotico antico, al moderno; ed un'esempodi questo genere lo presentiamo nella Chiesa di Fiastra, i vede praticato il sesto acuto nel maggior arco della Tribuna, do il rimanente ad impalcature, o cavalli. Cangiamento fate, che non essendo nuovo, ma riprodotto, comecchè avvenuto raai tempi di Vitruvio fece tanto lamentare questo scrittore, deal Lib. VIII. Cap. V. ebbe a dire: pinguntur in tectoriis astra potius, quam ex rebus finitis imagines certae. Pro cois statuuntur calami pro fastigiis harpinetuli stiriati cum is, foliis, et volutis. La ove parte esterna è semplicissima, giacchè meno un timpano, rimanente non abbiamo che l'arco della porta, il quale sta ornati comunissimi nelle Chiese di cui parliamo, e che i replicarono in tutte quelle del principiare del susseguente Sopra l'arco della porta scorgesi una spaziosa finestra a figura rotonda con cornice di pietra a varj intagli scolpita, dei Monaci incominciarono allora ad usare astretti dalla necessità dar luce a quelle vaste Chiese, le quali nei muri laterali, me dicemmo, altro non avevano se non feritoje. Questa foggia di finestre rotonde non venne già dal settentrione, ma dall'antica Roma, che le apri sotto al timpano delle basiliche, come poi vedersi, nella così detta siciniana la più antica di tutte. Quelle nozioni, che ho dato per rilevare le caratteristiche, che avevano le fabbriche, specialmente ecclesiastiche, le quali vennero per ben esaminare" erette in questo tempo potranno esser utili se dopo tanti secoli, da che sorsero questi stabilimenti, ancora vi rimanga qualche cosa, la quale ricordi la primitiva lorc origine. Niun rilievo avremo noi duopo di fare delle case monastiche; giacchè esse variarono troppo di abitatori, e tutte presero quella foggia, che poteva esser più adatta agli usi, ed ai costumi di coloro, che ne divennero nuovi loro ospiti. Quantc** alle Chiese anch'esse variarono molto, sebbene conservano qualche vestigio di loro prima esistenza. Io non mi trattengo a parlare, che di poche; giacchè non varrebbe la pena di trattare di tante, che meno interessano, o per la loro costruzione, o perchè del tutto svisate. Farò bensì parola di una Chiesa, che si fabbricò circa il 1170 in Fermo, dedicandola a San Zenone, come dalle due piccole lapidi, che si leggono (5). La sola parte esterna di questa rimane, la quale è di semplicissima struttura. La torre acuminata, che vi è a ridosso fu essa o posteriormente eretta, o rifabbricata; giacchè ci fa sapere Adami (6) che fu compiuta li 20 di giugno del 1422. Un'altra fabbrica sorse nel terminare di questo secolo in Ancona, e fu la Chiesa detta in allora di Santa Maria del Canneto, e che poi passò, come passa presentemente, sotto il titolo di Santa Maria di Piazza. Sopra la porta maggiore vi ha una lapide (7) scritta con caratteri majuscoli semigótici, e che tondi dicevansi da nostri maggiori, i quali nacquero, coll' architettura del gotico posteriore, e che non saprei ben dire se in oriente, o in occidente progredissero con essa; ma che sulle lapidi d'Italia non si manifestò, che nella prima metà del secolo XII., ed anche assai lentamente, monumenti di quel periodo. e crebbero come scorge dai Non parlo dell'interno di questa Chiesa, che più non è, qual' era; bensi della parte esterna, la quale carica come trovasi d'ornamen.ti mi fa risovvenire quello, che diceva Vasari, narrando di Marchionne Aretino, che formava il disegno della Pieve di 37 Aro, cioè, che in quell'opera, non solo era andato fuori di buon'ordine antico; ma aveva resa estranea ogni giusta, e revole proporzione. La stessa cosa pertanto da noi si può rlare di questa facciata, dove vedonsi colonne poste l'una supra l'altra molto variatamente non solo nella foggia de' capitelli, delle basi, ma ancora nei fusi delle colonne stesse, delle quali St 12 sorgono delle grosse, delle sottili, e qualche volta fra estate a due, e a quattro insieme. Com'è strano il quegli animali, che sostengono il peso delle colonne oh schiena, e si usano in essi le più stravaganti invenzioni. In questo il costume del periodo attuale, e che vedremo anche nego prodotto nel secolo, in cui andiamo ad esaminare le de delle arti. |