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pesta, che ha una configurazione esagona, forma ben strana
a simili generi di fabbriche. Questo tempio è della larghezza di
romani duecento settantatre. La nave di mezzo ha la lar-
hadi palmi quarantatre, e mezzo, e ciascuna delle navi mi-
è larga palmi ventitre. Le colonne ottangolari sono di una
za di palmi sei ed once dieci, e d' una elevatezza spro-
a. Vedonsi senza stremazione i capitelli alti circa tre mo-
de senza volute, senza configurazione determinata, ornati di
fi di cardo. L'abaco non è che un grosso cordone. La

consiste in un ovolo rovescio con una grande scozia distinta a Esteli. Oltre la grande tribuna anche le navi minori conter

a volta crociera con altre, le quali sono ripartite da caroni che tutti si riuniscono in acuto in diversi punti della vola, la quale non avendo veruna imposta non ammette nè cor2, nè cornicione. S'ergono queste volte, e cordoni mediataDente sopra le colonne, e si sostengono sopra gli archi degli ercolonj. S'ascende alla detta tribuna maggiore per alcuni gradini; ed ai lati di essa sotto ad un grand' arco parimenti di Pesto acuto eguale a quello del corpo della Chiesa vi sono due appelle, che furono con poc' avvertenza, non sono molti anni,

di gusto moderno. Sopra di esse avvi un pratticabile diviso parimenti in due Archi acuti, il quale continuando il medesimo tere nel prospetto del coro, presenta all'occhio l'arco di 0 eguale alla navata grande, e le due cappelle di larghezza ale alle minori. Il coro di figura semicircolare è illuminato inestre bislunghe; per cui nel suo insieme dà a divedere

fabbrica una singolare magnificenza tanto pel suo disequanto per essere formata di un bellissimo travertino, del gale abbonda tanto il territorio ascolano, che per lo più lo aloprano in quasi tutte le fabbriche di quella Città. I carbonati di alce, che scendono dai monti della Sibilla, e luoghi annessi procurano ad Ascoli una tale ricchezza (8).

L'applauso ch' ebbe il Vipera da suoi concittadini può credersi eccitasse anche quei di Fermo a commettergli il disegno della Chiesa, che andavano ad eriggere a gloria di Dio, e di

enco

San Francesco. L'uniformità delle parti con quella di Ascoli ci fa così pensare, per quanto la mancanza di documenti non possa rendercene sicuri. Se però la nostra congettura venisse in appresso convalidata, non sarebbe questo che un nuovo argomento d' mio ad un' Architetto, il quale seppe tanto avanzarsi nell' arte sua prima che si fossero nelle arti que' luni propagati, che quasi un secolo dopo da che egli non era più, appunto si difusero.

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Ora che abbiamo veduto come si erigessero nuove Chiese e varie fabbriche a ricovero de' seguaci delle diverse Istituzioni t religiose, non è da passarsi sotto silenzio, che i Monaci conti- mà nuarono a spargere nelle provincie nuove famiglie, ad eriggere Chiese, e Monasterj. I Farfensi vacillanti nei loro dominj, mentre ordinavano che si demolisse l'antica Chiesa di San Severino presso Montelpare ne rifabbricavano un' altra nel 1250 dentro la detta terra in un luogo detto tufo (9), e non molto prima doveva essere stata fabbricata la Chiesa di Santa Maria di Mont'Or

So,

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che conserva anch' oggi la sua antica struttura, come si L rileva dal codice diplomatico di Santa Vittoria (10). Nel terri torio stesso di Santa Vittoria s'innalzava la Chiesa della Trinità; e Morico, ch' era allora Priore nominava a rettore di questa un Crescenzio Morico. Non è però a negarsi, che mentre così operavano, diminuivano in qualche guisa nel loro potere: ed una prova che nel 1250 non erano più i Farfensi nè in quella forza, nè in quell' opinione, che si trovavano nel secolo antecedente è che dovettero soffrire quietamente che il Papa assolvesse gli uomini di Santa Vittoria da una prestazione frumentaria, che facevano all' Abadia di Farfa concambiando questa con canone (11) e non passarono appena cinquant'anni, che questa giurisdizione temporale monastica cedette quasi intieramente alla S. Sede, e Sisto V. fu poi quello, che la spense affatto. Se i Farfensi però cedevano in questa parte di provincia, erano nel loro miglior essere i Monaci, che abitavano i luoghi più prossimi ad Ancona. Sappiamo pertanto, che ai 3 di decembre del 1211 l'Abate di Santa Maria del Piano presso Jesi assentiva, che i suoi pagassero le gabelle al Comune, e prestassero omaggio al

un modico

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gistrato della Città, e questi prometteva loro di difenderli da i nemica incursione, e di dargli entro la Città un largo spa, onde vi edificassero la Chiesa, che progettavano (12).

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e

Quel medesimo Gualtiero Chiavelli, che concedeva ai Frati rentami nel 1216 la Chiesa di S. Maria nuova, aveva già eretto 1210 il Monastero di S. Angelo a due miglia di distanza da Sanatolia, non molto lungi da un luogo detto l'eremita, baai Monaci, colla condizione che l'Abate dovesse noda esso, e dalla sua famiglia in progresso, confermanVescovo di Camerino (13) I Monaci di Rambona per alegarsi di famiglia ne spedivano una parte nelle vicinanze di Treja, e nel 1218 vi fondavano un Monastero, e vi fabbricavaDua Chiesa, della quale era Architetto un Maestro Albicio (14). Tatra se ne erigeva nel 1223, nella così detta valle di San Clemente San Severino (15), e nel 1241 si stabili ancora quella di San Mariano in valle Fabiana nel territorio sudetto (16). Altrettanto si faceva entro le mura di Tolentino per quella di Sant'Antonio Abate (17), e nel terminare del secolo, precisamente nl giugno del 1296 si costruiva in San Ginesio a spese Monaci detti delle Macchie, una Chiesa dedicandola a Maria Fergine Assunta, ed a San Gregorio (18). Ramberto Vescovo di Camerino nella seconda domenica di maggio del 1287 innaugu

presso

solennemente la Chiesa monacale di San Biagio in Fa rico (19). Nel 1253 agli 11 di aprile per opera di un MaeNiccolò d'Ancona si apriva nuovamente la Chiesa di Santa a di Castel nuovo di Recanati, o rifabbricata di pianta, o pneno. E se costui oltre all' esser Maestro in architettura fu

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de cultore, loderemo quella Madonna, e quegli intagli ch'egli

te sulla porta maggiore di questa Chiesa, i quali possono esse compatibili coi tempi, che scorriamo, nei quali l'arte dello Kolpire specialmente figure umane era quasi perduta affatto, e rarissimi i casi, ne quali si trovano pietre scolpite in quel empo, lo che mi fa dubitare, che quei bassi rilievi vi sieno sta~ collocati posteriormente, non avendo altro appoggio per crederli del secolo XIII. che la rozezza, in che sono fatti, ed il

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vederli si può dire innestati con l'epigrafe (20), che ricorda il tempo, e l'artista. Fra moltissimi Istituti monastici, e regolari, che si andavano estendendo in questo tempo vi fu fra noi anche quello di San Silvestro, che avendo tratto i suoi natali nella nostra provincia (21) aveya dato in questi luoghi culla alla sua riforma; e non era passato gran tempo ch' egli aveva cessato di vivere quando i suoi compagni andavano dilatandosi, e ritrovarono mezzi ondc fabbricare Chiese, e Monasteri. Narra infatti il Turchi (22) che nel 1291 quello stesso Ramberto Vescovo Camerich' era per ogni dove adoprato ad inaugurare nuove Chiese nella sua diocesi, benediceva in quest' anno quella di San Bartolommeo fuori delle mura di Serra San Quirico alla parte occidentale, fabbricata per le cure del B. Bartolommeo terzo Generale della riforma Silvestrina. E questo altresì doveva aver coadjuvato per un' altra fabbrica, che si fece quasi nel tempo stesso pe' suoi Monaci a due miglia da Tolentino in un luogo detto Sancti Matlaei de Bura, che più non esiste (23).

nese,

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Le due diocesi di Fermo, e di Ancona specialmente nel mille e duecento erano vastissime, perchè ad esse furono riunite molte Chiese, che avevano Cattedra Vescovile, che poi decaddero colla distruzione delle Città, ove i Vescovi ebbero sede. Ancona riuni ad essa Umana, e a Fermo s'incorporò la parte marittima` delle diocesi truentina fra l'Helvino, e il Tronto. Quella di Fallera, e di Pausula furono unite per intero, e si noti, che la pausulana doveva estendersi almeno al Fiume Potenza, onde Macerata fú compresa nella fermana. Per la distruzione poi della Città di Potenza si arricchi anche di questa. Vastissima altresì era la diocesi di Camerino. Fu questa adunque una circostanza, che molto contribui ad eriggere nuove Chiese in queste Città, ed i Vescovi si trovavano tanto più nell' impegno di farlo in quanto i Monaci, ed i discepoli de' nuovi istituti religiosi ne davano ovunque l'esempio. Sarebbe fuor di luogo, e ci porterebbe a troppo lungo discorso il voler qui narrare di tutte le Chiese, che si andavano erigendo in quest' epoca nelle diocesi sopraddette. Ci contenteremo pertanto di annoverarne solo alcune, sulle quali

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iamo argomenti bastantemente certi di supporle fabbricate nel po, che scorriamo; e queste ci saranno sufficienti tanto per scerle sotto l'aspetto dell'arte in quei pochi avanzi, che ci rangono, e del gusto, che corrisponde eziandio a quei prin, che avevano gli Architetti, e che noi alla meglio ci siamo gati di superiormente indicare; come ancora a vieppiù confermare nell' opinione che il culto, che professiamo se fu mai sommo vantaggio allo spirito umano, non lo fu meno alvare le arti, le quali n'ebbero speciale incremento adremo sempre più scorgendo coll' avanzarci in questo noviaggio artistico.

A

, CO

Alla somma pietà di certa Costantina si deve l'erezione della Chiesa di Santa Caterina di Fermo nel 1216, come impariamo da Bolla di Ugone Vescovo fermano riferita dall' Ughelli (24). spese di Dante, e Valentino de Dionisj si fabbricò quella & Santa Croce nel 1231, come alla lapide (25) che si legge all architrave della porta maggiore. Che Filippo Vescovo di Temo consecrasse la Chiesa che fu dedicata a Sant' Agata nel 15 ci è noto per la memoria (26) che ce ne lasciò scolpita palla mensa del maggior altare. Che quella di San Pietro fosse eta nel 1251 ce l'indica parimenti una lapide (27) esistente

sella

chitrave

porta maggiore dappresso ad un basso rilievo rappresentante Apostolo. In fine senza dirne di altre, che quella di Santa Laza rimonti al 1282 ci è noto egualmente per un' epigrafe (28) d'aste nella parte esterna deila detta Chiesa. Anche nei paesi considerabili in questi tempi si stabilirono nuovi edificj Ricordo fra gli altri di aver letto in una lapide nell' ar(29) posto sopra la porta della Chiesa di San Giovanni Batista di Monte Rubbiano esser quella una fabbrica eretta a e di un tal Gualtiero, ed architettata da un Bernardo, ed Alone nel 1237. Non dirò che fossero molto periti nell'arte ro; giacchè per tali non ce li mostra quel lavoro, ch'è rozzo, e fuori di ogni ragionevole proporzione. Non abbiamo più vestigia Teruna della Chiesa di San Paolo di Civitanova, l'antichità della quale l'argomentiamo da una Bolla (30) di Papa Alessandro IV.

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