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si pretese di corregerne il difetto con elevare nell'angolo colonne fasciate, e mille altre fantasticherie che si replicarono all' infit nito si nei prospetti, che nell' interno della Chiesa; così con profili irregolari, bizzarri, e strambalate centinature provarono, che non potevano sebbene uomini d'ingegno nelle professioni assunte, abbandonare l'uso ridicolo che ne facevano; e perciò cade in acconcio il paragone che ne fa uno scrittore, il quale a Seneca gli assomiglia nello stile letterario, ed a Marini nella poesia. Il gonfio, lo stravagante, il sorprendente era il genio del secolo, gl' Italiani più degli altri lo sostenevano, ed a propagarlo alle Corti straniere questi artisti s'inviavano. Ricordo frà i molti il nostro Maceratese Giuseppe Mattei, che in qualità d' Architetto andiede al servizio di Ferdinando III, e se questi fosse dei Maderni, e dei Boromini fervente seguace, abbiamo esempj non pochi (30). Dai metodi di quest'ultimo tornava da Roma nel 1657 animatissimo un' angelo Biancucci da Montalboddo, il quale dopo avere esercitato l'architettura per parecchi anni in quella Capitale, quà ve nuto fu da molti richiesto per fabbriche di Chiese, di Monasterj, e di Palazzi (51). Uniforme a quest' Architetto fu un'Anton Maria Sinibaldi Paolini d'Osimo. Ad esso devesi il restauro della Cattedrale Osimana avvennto nel 1651, nel tempo che n' era Vescovo il Cardinal Verospi. E da questi altresì si formò per la medesima Città il disegno della Chiesa della Misericordia, la quale non appena fu eretta, che ne cadde la cupola, e dovette perciò l'archi tetto ad un nuovo partito appigliarsi (32). Non è a maravigliare, che ciò avvenisse, quando si rifletta alle ragioni di poca solidità delle cupole moderne superiormente esposte. Quella di San Pietro di Roma minacciò rovina più volte, e certo la durata di quella mole sarà più breve dell'altra del Panteon, la quale benchè fabbricata da tanti secoli trovasi tuttora ferma, ed immobile.

Lodono infine gli Autori dell'effemeridi Trivulziane come matematico di gran vaglia un Romolo Broglio da Treja, ed aggiugono, che a queste cognizioni seppe ottimamente accoppiare quelle dell' architettura civile (33). Non può dirsi come si diportasse nel

disegno della Chiesa di San Filippo della sua patria, poichè più

non è come fu eretta.

Era costume de' tempi andati d'accompagnare lo studio dell'architettura civile alla militare difesa. Fu il primo, si disse altra volta, Vitruvio ad insegnarla, ed il secolo XVI., che per queste arti ogn'altro vinse in sapere, in eleganza, ed in magnificenza, confermò col fatto il dettame di questo gran Maestro. Quanto vi coadjuvassero anche i nostri architetti noi già l'abbiam narrato, ed ora ci si presenta vasto argomento per provare, che le tracce dei primi furono con ardore seguite da quei del secolo XVII. Ridussero infatti gl' Italiani l'arte del fortificare a scienza più profonda, trattandola per via di proposizioni, e problemi, e con far tavole per la quantità degli angoli e delle linee, e con calcolare per mezzo di logaritmi e di seni. Fu altamente invaghito di questi studii Pietro Paolo Floriani erede delle virtù del suo genitore Pompeo, che abbiamo altrove lodato parlando del secolo XVI., e considerando somma gloria che i detti studii avevano acquistato a quest'ultimo si diede ad esercitarli con tanto zelo da emularlo in merito ed in sapere. Si compiacque Pompeo dell'ingegno, e del buon volere del figliuolo, e siccome conosceva che alcuna pianta non mai vigorosa germoglia, se l'accorto agricoltore non attende a bene coltivarla, così a peritissimi uomini ne affidò la scientifica educazione (34); Da questa tanto profitto ritrasse, che appena si conobbe il di lui merito fu richiesto alla Corte di Spagna, ed ebbe da quel Rè nel 1618 l'onorevole incarico d'esplorare i forti di Tenez nell' Africa (35).

Ciò eseguito ritornò in Spagna, e vi riscosse molte lodi e dal Rè, e dalla Corte.

Correva intanto l'anno 1620, quando Filippo III. mediante un'atto, che è forse l'unico permessosi contro l'avviso de' proprj ministri, diede ordine allo Spinola di correre con un' esercito di ventiquattromila frà Fanti, e Cavalli in ajuto di Ferdinando II. d'Austria, minacciato di perdere e trono e vita per fierissime guerre religiose; ed oltre un soccorso di un milione di fiorini,

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vi spediva ancora il nostro Pietro Paolo Floriani onde ben fortificasse Vienna, e dei comandamenti dell' Imperatore fosse osservantissimo. A queste istruzioni Egli si tenne si strettamente, che poi col consentimento del Rè ridottosi al soldo di Ferdinando, fece infinite cose nei quattro anni che vi restò, perchè quella Piazza non avesse nuovamente ad essere aggredita (36).

Ne era il solo fra gli Architetti italiani, che si trovasse in quella Città, mentre eravi anche un Giovanni Pieroni da Fiorenza celebre matematico, che il Duca Cosimo allo scopo medesimo vi aveva spedito. Stretti ambidue in amicizia operarono d'accordo, cosa molto a valutarsi frà individui esercenti la medesima arte, ed uguali in merito. Baccio del Bianco è quello, che ce lo narra, e che trovavasi pure in ajuto al Pieroni, esplorando a quei di le fortificazioni d'Alemagna (37). Frattanto avvenne, che nel 1624 il Marchese di Coevres Ambasciatore nella Svizzera di Luigi XIV. riuscì ad indurre i cantoni cattolici a rattificare il trattato di Madrid, il quale manteneva ai Grigioni tutti i loro Stati. Ottenne da Zurigo, e da Berna, che questi due cantoni accordassero il libero passaggio ad una banda di soldati francesi spediti in ajuto dei Grigioni Quest' esercito passò le Alpi, ed occupò la Valtellina, e Bormio. Fu in tale circostanza, che li Spagnuoli soprapresi pensarono di collocare questo paese, che più non potevano difendere sotto una garanzia sacra: essi lo donarono a Papa Urbano VIII. (38). Non n'ebbe appena il Pontefice acquistato il possesso, che richiese all' Imperatore Paolo Floriani, perchè presto accorresse alla difesa del nuovo stato. Assentì Cesare, ed a soccorso di quei luoghi giunse subitamente il nominato Architetto; ma poco ebbe a farvi, e meno a rimanervi, giachè giunto che fu il Francese Maresciallo di Bassompierre a Soletta, ov' era la Dieta generale, dichiarò che Luigi non darebbe retta alle proteste del Nunzio del Papa, vo lendo d'accordo coi cantoni mantenere la Sovranità delle leghe Grige su i paesi usurpati. Bastò questo, perchè ogni diritto cedesse al volere ed alla forza di Francia.

Tornossene pertanto il Floriani a Roma, ove ben' accolto dal

il

Pontefice fu poco dopo spedito a costruire dei forti nell'isola di Malta (39). Guarnita era ancora quella piazza di bastioni rotondi, costrutti con case matte, co' quali si difendevano le cortine, e si teneva lontano dalle mura l'inimico. Rammentossi il Floriani del bastione angolare imaginato dal Sammicheli nel 1527 a salva guardia della sua Verona; e del quale parlando il Marchese Maffei lo chiama il primo raggio della fortificazione moderna (40). Sù tale appoggio egli formò i baluardi di Malta, e ridusse i forti di quella piazza ad una maniera semplice, e sicura, non restandovi alcuna parte, che difesa non fosse dalle batterie nei fianchi, nè potesse agevolmente ribattere gli attacchi degli agressori, percui gliene venne tanta lode, che Floriane nomaronsi quelle fortificazioni. Stanco da tante fatiche stimò opportuno di ritornare in patria, ed suo arrivo, che avvenne il 27 di aprile del 1626, fu celebrato festevolmente dai cittadini (41). Era però da imaginarsi, che un'uomo salito a tanta fama, non sarebbe potuto rimanere tant'oltre negli ozj domestici; ed infatti ai 3 di decembre del 1627 fu prescelto a Vice Castellano di Sant' Angelo (42). Dopo tre anni di dimora in Roma si ridusse nuovamente in Macerata, ed a questo tempo deve ascriversi il disegno, che diede della torre innalzata nella pubblica piazza della terra di Caldarola (43). Oltre il 1634 parti di nuovo richiesto a comandante della rocca di Ferrara, che subito provvidde di mezzelune ad oggetto che meglio fossero ricoperte le cortine; (44) finalmente nell'avvanzarsi del 1638 compi nell'età di quarantatre anni in Ferrara la mortale sua carriera ricolma di gloria, e di meriti. Le frali sue spoglie furono condotte in Macerata, e congiunte a quelle del Padre rimasero racchiuse in ricco avello nella Chiesa de' Frati Minori Osservanti fino all' anno 1799, epoca in cui quel tempio fu barbaramente distrutto; si sarebbe desiderato, che nella riedificazione una lapide almeno indicato avesse come quel sepolcro più non esisteva (45). Della patria fu memore, allorchè de' doviziosi suoi possedimenti dispose; mentre al cessare de' necessarj suoi eredi la fece padrona di tutto il suo affinchè avesse mezzi bastanti per l'esercizio scientifico e letterario della gioventù (46).

Oltre le di lui opere d'architettura, che ancora reggono in molti dei luoghi menzionati, abbiamo della sua perizia in questi studj chiara testimonianza nel libro sulla difesa delle piazze, che pei tipi del Carboni da Macerata vide la prima volta la luce nel 1630, e che poi venne riprodotto nel 1654 in Venezia (47). E di questo parlando il Cav. Luigi Marini (48) ne' suoi prolegomeni, lo dice scritto con tanta erudizione, che si rende non solo utile ai Comandanti delle Fortezze, ma eziandio a chi si diletta delle istorie militari antiche e moderne.

Non può mettersi in dubbio, che ad infiammare gli spiriti a cose grandi e virtuose giovi specialmente l'esempio. Da questo pertanto dovremo noi rilevare la gloria che ritrasse quest' invitto Capitano e dotto Architetto; giacchè oltre l'esempio ch' ebbe del Padre, la provvidenza concedeva a que' dì al suo paese natale uomini preclarissimi in queste discipline, tutti degni della più perfetta imitazione. Era Pietro Paolo ancor fanciullo, ma non poteva ignorare quanta fama otteneva un' Amico Amici matematico, ed ingegnere espertissimo, prima al servizio di Enrico III., e poi della Veneta Repubblica (49). Fattosi più adulto conosciuto avrà un Narciso Aurispa, che bella mostra faceva in mezzo a tanti uomini onoratissimi, i quali componevano la corte di Francesco Maria II. Duca d'Urbino, e che in ossequio al suo Signore gli diresse il bel libro de extruendis propugnaculis (50). Aveva con questi altissimo onore un Francesco Argolico da Fermo, che militando prima sotto le bandiere di Cesare, e quindi di Francia era nelle matematiche si istrutto, che Egli pure volle lasciarne un saggio nell' opera di tattica, ed architettura militare, intitolata a Michele Peretti Governatore di Borgo (51). Di pari, e forse di maggiore merito a questi era un Giovanni Rinaldini d'Ancona, che incaricato dal Rè di Spagna delle fortificazioni del regno di Napoli, e principalmente di Reggio, di Cotrone, di Lipari, e di altri luoghi nella provincia di Calabria ultra, acquistò tanta reputazione da ottenere il grado di Generale d'artiglieria. Pubblicò in tale incontro coi tipi di Messina un'opera dedicandola al Conte di Lemos

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