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che ciò effettuare non si potesse, se non dopo lo spazio di molti anni, onde que' popoli nè rimasero stupefatti, e quasi nol credevano (59).

Se i precetti, e gli esempi del Sangallo contribuirono tanto nella Marca al buon gusto dell' architettura civile, onde ne vennero poi eccellenti imitatori, non v'è dubbio alcuno, che il medesimo effetto non producessero nella militare ancora, specialmente se vorrà darsi un'occhiata al gran bisogno che di tali opere v'era allora in quest' infelice provincia in ogni parte disordinata dalle fazioni, e guasta dalle armi. Lodovico Offreducci, Amadio da Recanati, Zubicco da Fabriano con un numero ben grande di malvagi aderenti e seguaci sconvolgevano, e mettevano a ribellione l'intera Marca derubbando, ed uccidendo i cittadini fedeli al Pontefice: e questi mali prendevano maggior piede dalle segrete intelligenze che passavano fra i nostri sediziosi, e Paolo Baglioni da Perugia gran Capitano e famoso ribelle, e Francesco Maria della Rovere, che ogni mezzo studiava per ristabilirsi ne' suoi perduti dominj: onde possiamo dire, che non solo ogni città di qualche nome, ma ogni terra e borgata ancora avesse duopo di fortificarsi meglio che si poteva contro il furore di nemici così crudeli come potenti. Di queste opere peraltro appena rimane nella Marca restigio, stanteche di mano in mano che i popoli ribellati ritornaFano all' ubbidienza della Santa Sede, la dimolizione delle rocche, de fortezzini, e de cassari era una delle principali condizioni, che si richiedeva dal Sovrano per la sottomissione, e per l'amnistia. Cosi pure, pacificate le cose, prudenti Pontefici ebbero il savio accorgimento di distruggere le fortificazioni anche di que' luoghi, che la causa loro avevano trattata onde togliere ogni rifugio a chi ravvolgeva tristi pensieri, ed ogni motivo a quei cittadini d'attentare arditamente contro la legittimità. Ma se mancano le opere, che il tempo e la mano dell'uomo distruggono, chiarissimi però sopravvivono i nomi degli Artisti Marchiani, che in tal genere d'architettura divennero insigni.

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quale alla pratica di valoroso Capitano seppe unire quella di dotto ed esperimentato teoretico. Contese la palma ai Tartaglia, ai Catanei, ai Maggi, ai Lorini, ed a parecchi altri, che in questi studj ebbero altissima reputazione e pubblicò colle stampe di Sebastiano Martellini da Macerata nel 1574, e nel 1576 trattati di difesa, i quali furono laudatissimi. Non valse meno Ostilio Ricci, che nacque nella Città di Fermo da Orazio, da Elisabetta Gualteroni nel 1540. Applicatosi questi allo studio delle matematiche divenne espertissimo Maestro ne dettò pubbliche lezioni nelle Università di Pisa, e di Firenze, e quello che formerà sempre il più nobile vanto e per Ostilio, e per tutta la nostra provincia si è, che alla sua scuola si formasse il più grande de' matematici Galileo Galilei.

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Sin dal 1586 si trovò matematico della corte di Toscana, e dell'opera sua dovè giovarsi in più incontri il suo Signore, ma specialmente nel finire del secolo XVI., quando ferveva la guerra della Lega per tanto sangue, e per tanti delitti renduta famosa. Imperocchè il Gran Duca Ferdinando, che seguiva le parti di Francia, impadronitosi dell'Isola d'If, munì questa di nuove e sicure fortificazioni, e quindi l'altra ancora di Pomesues dopo entrato in diffidenza del Duca di Guisa, impiegandovi l'ingegno del Ricci per diriggerne i lavori, i quali di quanta importanza fossero, può argomentarsi dalla somma, che s'impiegò in una parte di essi, cioè di un milione, e cento mila scudi d'oro.

L'arte dunque, come ben divisa Giuseppe Fracassetti, del fortificare alla moderna, di cui dopo l'invenzione della polvere furono gl' Italiani i primi inventori e maestri, ebbe in Ostilio un valoroso coltivatore e fra nostri moltissimi, che la pratticarono con valore dopo quegli stranieri, che secondo il loro costume hanno poi tentato di ritorcerne il vanto, dovè ancora annoverarsi il maestro del Galilei (60).

Ebbe nome altresì d'esperto architetto militare in questi tempi Francesco Ferretti d' Ancona, il quale apprese le scienze matematiche da Federico Comandino da Urbino; divenne quindi

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ella tattica eccellente, e per tale lo mostrano le molte opere, the lasciò scritte sù quest' arte (61).

Militò egli sotto le bandiere dell'Imperatore Carlo V. nel 1547, e ad esso fu compagno un' Amico Marinozzi d' Ancona espertissimo Capitano, delle cui lodi fu largo il Ferretti medesimo in un suo libro, che dedicò al Gran Duca Cosimo de' Medici nel 1567 (62). Aggiunse Francesco alla pratica di architetto, e di soldato anche l'altra di buon disegnatore di prospettive, e descrisse accuratamente tutto quello, che ritenne meritevole di ricordanza della sua patria (63).

Si fa in fine onorevole memoria dagli scrittori Ascolani come famoso nel fortificare di un Antonio Magliani, che fiorì parimente nel secolo XVI. Nato egli da molto illustre e nobile Famiglia, e dopo avere esercitati cospicui incarichi nella milizia, fatto prigioniero dai Turchi nell'assedio di Famagosta, venne dopo non molto tempo riscattato dalla Repubblica di Venezia, per la quale esso militava, col ricambio di personaggi raguardevoli, e tenne poscia il reggimento delle soldatesche di Candia, e quivi venne a morte (64).

Non sono questi i soli, che qui ricordare si potrebbero come pelli, che dalla nostra provincia derivarono, ad oggetto di raffrenare con la virtù loro l'ardire di quelli, che eccedendo di forze intresseto voluto assalire l'altrui paese. Parecchi aggiunger qui se e potrebbero, che i nominati imitarono; ma trattandosi, che il principale ufficio nostro è quello di qui descrivere quelle opere, che furono più frutto della pace, che di guerresche turbazioni, ed inclinando altresì il nostro animo a tutto quello, che specialmente a vantaggio della pace si dirigge, volentieri ci facciamo a proseguire le nostre memorie sulla scultura, che tanto merito anch' essa ritrasse in questo secolo.

Tom. II.

3

NOTE

E DOCUMENTI.

(1) Nel muro occidentale della Chiesa dalla parte di fuori, cioè sopra la fascia esteriore, che riguarda l'angolo di settentrione corrispondente al di dentro colla muaglia del coro, si conserva una piccola pietra colla seguente iscrizione.

ANT. GETE-SINIB. PAT.

RIA. EPS. AVXI. DIV.
LEOPARDO. PARIE.
HAC: VETVSTATE.
LABENTEM REST.

M. D.

Da quest' epigrafe impariamo, che Antonio Sinibaldi Vescovo di Osimo appena giunto alla sua sede, il che dovette seguire circa la metà del 1499, pose subito mano alla restaurazione della Chiesa, poichè se nel 1500 era l'opera già compiuta, e se l'autore della lapide potette dire di quell' alto muro vetustate collabentem, rimane assai chiara la conseguenza, che il Vescovo non dovette perdere il minimo tempo nel cominciarne la restaurazione. Noi non sappiamo se in questa medesima epoca fosse dal Sinibaldi ornata di capitelli la detta Chiesa. Pare bensì verosimile,.. che dovendo già metter mano alla reidificazione di essa si risolvesse a fare anche questo; e perciò senza doverlo porre fra le azio ni di tempo incerto si noterà col Guarnieri (Dyptic. pag. 61) che templum majoris Ecclesiae testudinibus ornavit; la qual frase fu presa dall' epitaffio, in cui può leggersi ( apud Zacchar. in Scrie pag. 105 Templo hoc testudinibus ornato; e molto più lo dimostrano chiaramente le insegne gentilizie, che sono ivi scol pite dilatti anche il Martorelli ci narra ( Stor. di Osimo pag. 102) che il nostro Prelato diede principio a fare le volte per la chiesa; ma rinunciando esso il Vescovado a Giovanni Battista suo n pote nel 1515, questi seguitò quel tanto ch' erasi incominciato dallo Zio. Altre innovazioni si hanno in questa medesima chiesa fat

te nel 1589 nell' Episcopato di Teodosio Fiorenzi.

Compagnoni. Mem. della Ch., e de Vesc. d' Osimo

Tom. III. pag. 312., e Tom. IV. pag. 182.

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(2) Martorelli. Nella Stor. d'Osimo a pag. 429 N. 43 dice che il Vescovo Gio: Batt. Sinibaldi riedificò dalle fondamenta il palazzo

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Episcopale. Ed una lapide posta nel Duomo di Osimo ad un lato dell'altare dei Santi Filippo, e Giacomo ci conferma tale notizia.

D. O M.

ANTONII SINIBALDI. ET.
10IS: BAPTE: EJUS EX FRATRE
NEPOTIS EPORUM. AUXIMI
MEMORIE CONSULERE VOLETES:
CAMILLUS NEAPOL. ET EX:
VIRI EX FAMILIA. PIENTISS.
ILLOR. OSSA. EX TUMULIS SUBLATA
PIO PII IIII. P. M. EDICTO.
HIC HUMARI. CURARUNT
A. D. MDLXII.
QUORUM. PRIMUS
CREDITO. SIBI. GREGE.
PER XVII FELICISS:

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(3) Riferisce il Guarnieri ( Dypt. pag. 61 terg.) che die Maji Anno 1510 imago B. M. V. noncupatae dell' Olivo, extra maenia incepit operari ingentia miracula; e poco più appresso non ricordandosi d'averlo narrato 22 Maji anno 1510 immago B. M. V. noncupatae dell' Olivo in pariete depicta, ingentia miracula operari caepit

Nel 1520 poi si hanno gli atti, che si fecero per introdurre in Osimo i Fiati Carmelitani sotto il 4 di marzo Venerabilis Dominicus Marinus Franc. de Aromatariis de Monte Granario Vicarius. Rev. Domini electi E, iscopi Auximani cum consensu etc. Gonfalonerii, et Priorum Civitalis jure ordinario contulit ecclesiam S. Mariac Olivarum extra mania Civitatis etc. Sotto il 15 del seguente aprile i Canonici di Osimo concessero pure alla s'essa Religione Ecclesiam Sancti Laurentii dirutam, cum obligatione illum reidificandi intra sex con l'annuo canone di mezza libra di cera.

-

annos,

Nel seguente anno 1321 ai 4 di Marzo fu data esecuzione

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