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(64) Narra Tullio Lazzari ( Ascoli in prospettiva) nella prefazione, rimanere chiaro il nome di costui presso il Contarini, il Campana, il Catena, il Rosio, Francesco Antonio Magliani, il Paradisi 1. e presso altri che di quest' Ascolano ci lasciarono memorie nelle loro scritture.

DEGLI SCULTORI

IN MARMO E IN BRONZO

CHE VISSERO NELLA MARCA

NEL SECOLO XVI.

CAPITOLO XIV.

Terminato,

erminato, che fu il prospetto della Santa Cappella di Loreto, non poteva quel luogo rimanersi senza un ornamento, che corri spondesse alla dignità e ricchezza della fabrica. Leone X. fu il primo, che ne vedesse l'importanza e nulla omise, perchè allo scopo si devenisse, e ad esso tennero dietro Clemente VII, Paolo III., ed in fine Gregorio XIII. sotto il di cui pontificato si ebbe compiuta quell'opera, che formò l'ammirazione di quei moltissimi, che ivi concorsero.

Noi ci faremo a dirne le parti, e degli artisti che vi furono Occupati, narreremo di quelli soltanto, di cui parlarono Vasari, Baldinucci, ed altri storici accreditati, trovandoci costretti a tacere iquei molti Maestri della provincia, che vi si unirono, poiche on avendo avuto stipendio veruno non se ne tenne registro, ed guoti rimasero perciò i nomi loro (1).

di

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Incominciandosi dalla facciata della Cappella suddetta posta ad occidente, vedesi collocato in alto un rilievo, in cni Andrea Sansovino rappresentò nostra Donna avvisata dall' Angelo, e fu tal scultura da Vasari detta divina (2).

Le Sibille Libica, e Delfica dentro le nicchie di sopra diconsi dal Serragli (3) lavorate da Giovanni Battista della Porta, che con esse fece anche quelle, che sono in giro per l'ornamento; che fu del suo fratello Tommaso. E per queste opere, occuparono quasi l'intera sua vita, non ebbe tempo di dare

meno una,

che

altrove prove di suo valore, e Roma stessa sua patria, come scrive Baglioni (4), non conta che poche opere di suo scalpello. Le statue dei Profeti Geremia, ed Ezechiele dentro le nicchie nel basso non hanno nome di sicuro Maestro, per quanto vi sia luogo a sospettare che siano del Lombardi (5). A Francesco di San Gallo il giuniore s' ascrivono i bassi rilievi ove è la visita di Santa Elisabetta, e l'altro ov'è descritta Betlemme. I festoni sotto l'architrave li lavorò con grandissimo artificio il Mosca (6), e quei del basamento appartengono al Cioli, a Raniero da Pietra Santa, a Francesco del Tadda, e ad altri.

Dalla parte di mezzodi vedonsi dentro le nicchie da capo le Sibille Persica, Cumana, ed Eritrea, ed in quelle di sotto i Profeti Malachia, Davidde, e Zaccheria (7). I bassirilievi soprapposti col Natale e l'adorazione de' Magi furono anch'essi diligentissimo travaglio d'Andrea Sansovino, da cui lasciato imperfetto il secondo fu terminato, come alcun vuole dal Lombardi, mentre altri avvisarono che il fosse da Raffaele da Montelupo. I putti che sono ne frontispizj delle porte si sculpirono con molta grazia dal Cioli e dal Mosca, non potendosi però tacere, che quelli del secondo superano in eleganza ed in disegno quei del primo (8).

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Nel lato posto ad oriente sono le Sibille Cumana, ed Amaltea e al di sotto i Profeti Mosè, e Balaam, opere anch'esse, secondo ne afferma il Serragli, dei Fratelli della Porta. Non dissimili in perfezione sono i bassi rilievi, che scorgonsi anche in questa facciata, e per quanto vogliasi dire, che quello in cui è figurata la morte di Nostra Donna s' incominciasse da innominato Macstro, può riferirsi essere anche questo al pari degli altri avviato da Andrea Sansovino, tanto con essi si uniforma; sappiasi però, che rimanendo il detto bassorilievo imperfetto fu compiuto da Domenico Aimo, o d' Aimo architetto, e scultore bolognese, detto ancora il Varignana, o da Varignana, cui ajutarono, secondo ne scrive il nominato Serragli, Francesco da San Gallo, e Raffaele da Montelupo (9). Fu in fine San Gallo medesimo, che in unione a Niccolò Soggi detto il Tribolo diede opera all'altro rilievo, nel

quale figurossi la venuta a noi della Santa Casa, ed in questo mostrò quando la detta Casa passò il mare venendo da Trasatto: nell' innanzi allorchè stando presso il bosco de lauri i ladroni assalivano i viandanti: alquanto più a dietro quando è portata dagli Angeli sul poggio de due fratelli: e più in là quando trovasi nella pubblica via.

L'ultima facciata posta a tramontana mostra anch'essa da capo le Sibille Elespontica, Frigia, e Tiburtina, ed al di sotto i Profeti Isaia, Daniele, ed Amos. Il primo di questi fu con molt❜arte scolpito da Tommaso della Porta, e gli altri dal Fratello. È lavoro di Baccio Bandinelli e del Da-Montelupo la storia della Natività di nostra Donna, ed a quella che vi è accanto, dov'è lo Sposalizio diè mano da principio Andrea, e ultimolla Niccolò Tribolo, quando più veramente non la finisse il Da-Mon'clupo, come Suppose Vasari dicendo, che Niccolò non fece che innestarvi quel agruppo, ov'è colui, che recatosi al ginocchio il bastone, lo spezza vedendo che non fiorisce.

essersi

questo lavoro si calcolò ducati 5940, non comdice costassero ducati

Cosi compiutosi nell' anno 1579 per esso impiegata la somma di putandosi il prezzo delle statue, che si 5510, de' marmi e delle maestranze, e lasciando in fine che molvi lavorarono per devozione, per cui affermossi, che preso il atto in complesso avanzò quell' opera la somma di scudi cinquantanila (10).

ed

Italia

È ben facile dopo tutto questo il ravvisare, che il soffermarsi di tali Maestri servi moltissimo per rendere più universale esquisito il gusto per le arti in questi luoghi; poichè non vi voleva meno che un'opera di tale natura per richiamare da tutta quanto di meglio allora vi foss sotto simile rapporto. Sarebbe però diminuita l' influenza di questi Maestri, se dovendo essi parda Loreto per girsene la maggior parte a Firenze, dove Clemente VII. li chiamava per le opere, che si dovevano eseguire ella Sagrestia di San Lorenzo niuno vi fosse restato, che seguendone l'esempio e additandone i precetti, non avesse tennto

Tom. II.

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4

pro

vivo quell' entusiasmo, che dovevano aver formato le bellissime sculture della Santa Cappella. Fummo pertanto in particolar modo debitori a Girolamo, Aurelio, e Lodovico Lombardi, che alcuni vogliono di Ferrara, ed altri di Venezia; discepoli tutti del Sansovino, i quali quà venuti col Tribolo dichiarato dal Papa primo 2 scultore in Loreto invece di Andrea (11), si dedicarono non solo alle opere, che gli furono assegnate nell' ornamento della nominata Cappella, ma stabilendo la loro dimora nella vicina Città di Recanati, ivi si occuparono non solo di lavori in marmo ed in getto, ma vi aprirono una scuola, che come vedremo riuscì fioritissima.

Terminate che si ebbero le opere riferite, dovevasi dar mano a al gettito de' bronzi richiesti per ben compire l'adornamento d'una Chiesa, che tutti volevano non ve ne fosse altra, che l'equiparasse tanto in magnificenza, che in eleganza. Per riuscire in tale impresa vide bene Girolamo, che Loreto non aveva a que' tempi comodi sufficienti per dar mano a lavori, che abbisognano di vasti edifizj e di molti altri oggetti non meno necessarj: fu questa pertanto la ragione, che credo lo determinasse a girsene in Recanati, città che oltre l'essere prossima a Loreto somministrava a que' di mezzi proprj per soffermarvi un' artista meritevole quale era Lombardi, e siccome i Recanatesi ne conobbero il vantaggio, così non omisero mezzi onde la loro gratitudine fosse manifesta, concedendo alla famiglia de' Lombardi que' privilegj, che si godevano dai Cittadini, e chiamandoli per fino alle cariche ed al règgimento della loro Città (12).

Le prime opere, che da Girolamo si fecero in Recanati, furono le imposte di bronzo delle porte della Cappella, e riu scirono lavori sì belli, che non v'è a chi non dolga il vederle oggi quasi consumate; il che avvenne dal continuo baciare e ribaciare dei devoti pellegrini (13). Ad esse dovettero succedere le cornucopia ed un Luminario di bronzo, che trovasi collocato nell' altare del Sagramento. Vedonsi in quest' ultimo cinque putti che sostengono le faci, e sono essi graziosamente gettati in modo. che recano maraviglia, e non usossi minor' intelligenza nè eleganza

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