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Le bellezze della Città di Loreto Mss. Dice il detto Cinelli, che nell' atto di donazione dichiarò il Raffaelli, che questo solo moderno quadretto poteva stare a confronto degli altri legati, senza timore ch' esso vi dovesse scomparire.

(31) Calcagni. Mem. Stor. di Recan. pag. 258.
(32) Calcagni loc. cit.

Bartoli. Mss. cit.

Da nn Mss. del 1674 esistente in Recanati, il quale ha in fronte. Relazioni delle Nobili famiglie di Recanati.

Da un Mss. del 1740 di Francasco Amici di Macerata

esistente nell' archivio di questa famiglia.

(33) Malvasia Felsina Pit. Tom. II. pag. 386.

Questo pittore viveva ancora nel 1669.

(34) Malvasia op. cit. Tom. I. pag. 302.

Scrisse il Cambi anche un trattato sulla pittura, il quale forse rimase inedito.

(55) Baldinucci op. cit. Tom. XII. pag. 181 lo dice per errore da Tolentino. Noi abbiamo però documenti, che accertano essere nato, e vissuto in Sanseverino e di Sanseverino lo volle

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anche il Lanzi ( Tom. II. pag. 166) e l' Orlandi Abec. Pit. pag. 456. Fu il Carboni scritto nell' albo degli accademici di S. Luca secondo narra Misserini ( Stor. dell' Accad. di S. Luca pag. 463.)

(36) Calcagni op. cit. pag. 248.

Bartoli Mss. cit.

Da diversi altri Mss. esistenti in Recanati.

(37) Lanzi op. cit. Tom. II.

(38) Tutto il fin qui riferito rilevasi dalle sue lettere autografe dirette all' autore della Felsina pittrice, che si conservano in gran parte originali nella biblioteca Hercolani di Bologna.

(59) Jussu. D. Clementis Cattanei Bon. Ab. G. F. Paulus Novellus de Alphidena Obl. Oliv. pingere aggressus etc.

Anno salutis MDCXX.

(40) Il passaggiere istruito.

Bologna 1686 pag. 330.

Guida di Bologna del 1776 pag. 322.

Bianconi Girolamo Guida di Bologna del 1826 nell' in

dice degli Artisti a pag. 251.

(41) Baldassini op.

cit. pag. 161.

Colucci op. cit. Tom. X. pag. 72.

Lanzi op. cit. Tom. II. pag. 136.

(42) Cinelli Calboli Giovanni. Le bellezze della Città di Loreto Mss. del 1763.

DI ALCUNI ARTISTI

SEGUACI DI VARIE MANIERE

E DEI PITTORI DI GENERE.

CAPITOLO XXIV.

Nel momento medesimo, che la scuola Bolognese attirava con

tanto vantaggio alcuni de nostri artisti, non rinunziavano altri all'avventurosa circostanza d'istruirsi dai maestri, che qui si rimanevano per i lavori, a cui erano destinati. Di molti potremmo parlare, se di tutti, e non de' migliori avessimo preso la storia a nostro scopo; oltre di che non avendo l'effetto corrisposto in cir scuno al buon volere, ricordiamo que' soli, le di cui a noi opere pervenute dimostrano il profitto, che trassero nel loro esercizio. Non può dubitarsi certamente, che un Marcello Gobbi da Macerata attendendo ad imitare il Boscoli, non vi riuscisse, allorchè apparve in qualche opera più corretto del maestro. Così ebbi a giudicare, esaminando attentamente la tela, che lasciò nel principale altare della Chiesa di San Lorenzo della sua patria.

Mai fu si grazioso il Boscoli nell'atteggiare le sue Madonne, quanto si presenta l'Assunta del Gobbi, che sembra si compiaccia di presto accogliere sotto il suo manto San Lorenzo, il quale fidanzato di prossima gloria, soffre sereno il doloroso martirio. Sono le forme di questa Vergine assai gentili e delicate, e ad alcuno potrebbero anche apparire alcun poco smorfiose, come Mengs diceva di quelle, che alle sue Vergini dava il Parmiganino; studiati ugualmente sono gli Angioletti che gli fanno corona.

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Il Gobbi derivò il tingere dal Boscoli, e questo piuttosto abbassò, quando invece avrebbe dovuto ridurlo più vago; per difetto peggiorò il discepolo in questa maniera la condizione del Maestro (1).

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Se fosse meno danneggiata dal tempo, avremmo altresì motivo di lodare il Gobbi per un altra tavola esistente in Santa Maria delle Grazie, a pochi passi da Civitanova fuori della porta Fiorenzuola. La visita di Santa Elisabetta è il soggetto che vi figurò. Riuscì ad esso di sostenere la dignità, la reverenza, e l'affetto, che vuolsi osservato nell' incontro di persone cotanto previlegiate dalla Divina grazia. Non è quest' assunto di piccola importanza, giacchè pochi considerandola cadono con facilità o nell'ignobile, O nel manierato; eccessi al vero tanto contrarj. Piena d'anima, e di sentimento è la figura del vecchio astante, e grazia e dolcezza trovasi in quel gruppo di donne, che offrono doni all'ospite beatissimo. È qui cade anche più in acconcio il riflettere, che se i pittori, come il Boscoli, il Caravaggio, e con questi anche il Gobbi avessero ben ponderato, quanto sia necessario il tenere specialmente in soggetti al descritto simiglianti, tinte gaje e vaghe, non sarebbero caduti in una contradizione apertissima, qual'è quella di usare un tono di colorire sconvenevole all'argomento. Vi furono artisti, che uniformandosi al loro genio, perlopiù non si esercitarono che in soggetti tragici, ed il caldo e tenebroso dipingere meno ad essi sconveniva; non è però a tollerarsi, che in liete e festevoli storie si usi altrettanto. Il tono generale deve adattarsi al soggetto, e così facendosi otterrassi una compiuta unità.

Del Gobbi vedonsi tuttora due affreschi nella Chiesa di Santo Stefano detta dei Cappuccini Vecchj suburbana a Macerata, nei quali lasciò scritto il suo nome, e l'anno 1604; non più oltre di tre anni sopravisse, e se più avesse potuto operare, suonerebbe anche maggiore la di lui fama avendo lasciato in questi pochi lavori una ben fondata speranza.

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A nostro avviso pertanto il Gobbi non sempre corrispose nel tingere de' suoi quadri alla qualità de' soggetti in rappresentanza, al perfetto accordo de' colori, stante il suo troppo caricare delle mestiche. Aggiungeremo, che qualora più sanguigne fossero state le carnagioni dei sgherri, che sono intenti a flagellare aspramente Figliuolo di Dio, e figurati in una tela nel 1619 da Girolamo

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Grizj da Jesi per la Chiesa di Santa Maria della Misericordia della terra di Sant' Elpidio, sarebbe al certo quel quadro più conside rato, ravvisandovisi nel disegno e nella composizione un buon se- t. guace della scuola Tibaldesca (2).

Cercò superare le maggiori difficoltà dell'arte un discepolo del Pomarancio, qual fu Girolamo Buratti, che Lanzi pone fra e gli Ascolani. Questi uscito dalla scuola ove fu educato, s'allontano alquanto dallo stile del Maestro, e sforzossi ad imitare nel disegno piuttosto la franchezza e risoluzione dei Caraceeschi, e nel tingere in la forza e la vivezza dei Veneziani. La Chiesa di Santa Maria della Carità di Ascoli è dove si può giudicare del merito di quest'arte-a fice. Ne dipinse egli a buon fresco tutte le muraglie, esponendovi le storie dell' Esodo, ed in quella sopra la porta maggiore la battaglia di Giosuè; argomento che somministra ampia materia a grande composizione, ed a studiato disegno. Vi riuscì con lode, ma avendo ricevuto nel tempo stesso l'incarico per gran teh dell' altare principale, diede con questa a conoscere, che più vale va nel dipingere a olio, di quello si fosse a fresco. La nascita di Cristo è il soggetto del quadro, nel quale risalta specialmente il suo merito per la grand' arte, che dimostra nell' effetto della luce (3). Meno i dipinti della volta della Biblioteca Raffaelli di Cingoli, che supposi del Buratti, e che alcuno m' accertò averne letto anche il nome, io non conosco altre opere del sullodato artista nella Marca, o fuori; per cui sarebbe a desiderarsi, che altre cose sue si rinvenissero, e che più avesse dipinto, potendosi reputare uno di coloro, che in detta epoca maggiormente, onorarono la provincia.

Fu contemporaneo al Buratti un Carlo Allegretti da Monte Brandone Castello nell' Ascolano, il quale lasciato il luogo natale, fùrad apprendere la dipintura in Ascoli, dove invaghitosi specialmente della bellezza che ricevevano le opere del Buratti per mezzo della varietà delle tinte, della forza della contraposizione, del chiaroscuro, e della disposizione delle masse di luce e d'ombre, credette opportuno assentire al consiglio del maestro, conducendosi

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a Venezia, per meglio soddisfare al proprio genio. A qual Maestro colà s'accostasse non è noto: solo dovendosi giudicare dalle opere, che poi fece in Ascoli, lo porremo nel novero di quelli, che non hanno saputo sopravvanzare i loro originali, ne scegliere il meglio della natura, contenti di averla saputa copiare, come il caso l'ebbe a presentare, e come ordinariamente si trova. Il quadro che tuttora conserva la Cattedrale Ascolana colla visita de' Magi mi condusse al sopraesposto giudizio, scorgendovi la più completa imitazione di Jacopo da Ponte, che pei Veneziani è lo stesso, che pei Fiamminchi, e per gli Olandesi un Rembrant, un Gerardo Dau, un Teniers. Non dirò altrettanto del San Francesco, che di lui vedevasi nella Chiesa di Sant' Onofrio, giacchè nel cambiamento, cui soggiacquero queste provincie per politiche vicende, fu trasportato questo quadro a Milano. Vi è però buona ragione a crederlo dipinto nella maniera del precedente considerando l'uniformità, che trovasi fra il lodato quadro del Duomo, e l'altro del martirio di San Bartolomeo, che in epoca più lontana vedevasi nella Chiesa di Sant' Agostino e che ora è collocato in quella di San Bartolommeo al Borgo di Solestà. Simile è nel disegno, e soltanto vi scorge un colorito più lucido, più sugoso, e più soave. Ebbe fine questo lavoro dell' Allegretti nel 1608, come si ha dall' epigrafe, che lasciovvi scritta: circostanza che smentisce l'assertiva dell'Orsini, il quale colloca quest'artefice fra coloro che vissero in Ascoli in epoca incerta (4). Tornò il nostro pittore al dipingere di macchia, e con variate interruzioni di chiaroscuro in Offida nella tela colla visita de' Magi, che vedesi nella Chiesa di Sant'Agostino; Ugualmente ebbi occasione d'osservare nell'altra di San Lorenzo presso il Castello d'Acquaviva ne' riquadri, che separano i pilastri della prima navata, due tele con de' Santi che soffrono il martirio. In questi lavori potei considerare, che per la forza, e pel rotondo del rilievo ebbe Carlo in animo di far spiccare dal campo i due nudi, che sono sì belli da renderci certi del molto sapere di un pittore, che mostravasi anche capace di staccarsi dal facile, e dal naturale, come potrebbe accertarsene chiunque volesse giudicare del di lui merito in Ascoli (5).

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