Page images
PDF
EPUB

Converrebbe altresì vedere qualche opera, che alla lodata si uniformasse, per non dare assolutamente luogo fra naturalisti ad un Giovanni Campini da Camerino. Ma di lui non conosciamo che il genio alla pittura, senza aver dati di confrontare il merito de' suoi lavori. Egli ancor giovane lasciò la patria per andare in Anversa, ed ivi si pose sotto la direzione d'Abramo Jeanson, che era tenuto in grido per la pura imitazione del vero: qualità comune a tutti quelli, che s'occupavano a dipingere in Fiandra, ed in Olanda. Reduce dopo qualche anno in Italia venne a Roma, ove diede a vedere, coin' educato nelle Fiandre sapesse subito uniformarsi alla facilità, al forte tingere e alla franca maniera del Caravaggio, di cui fecesi buon seguace. II Campini per la stima, che ne teneva Michele Fiammingo, ottenne d' essere proposto alla Maestà di Filippo IV., che accoltolo alla Real Corte, gli allogò molti lavori; cresciuto perciò in onore ebbe anche parecchie ordinazioni nella capitale delle Spagne, in cui fini di vivere oltre il 1650 (6)

dove

Uscì dalla scuola del Pomarancio un Benigni, del quale meno il saperlo nativo della provincia, mi è ignoto persino nome, e la patria. Sostituì questi al nobile dipingere, che appreso aveva dal Maestro, un certo disprezzo di tocco, indicando appena le cose che vedeva nella verità, senza ben deciderle, o copiarle; laonde devesi porre anch'esso frà lo stuolo dei Caravageschi, por gendone un' esempio la sua tela col San Sebastiano, e Sant' Irene, che vedesi esposta nella chiesa di San Filippo di Fermo, con un dipingere di macchia sorprende chi poco intende, nel momento stesso, che s' oppone ad una savia e ragionevole conve nienza; avvegnacche per rendere il vero devono andare di pari passo la disinvoltura e la grazia. In qualunque modo sembra, la maniera del colorire del Benigni piacesse ai Fermani, dai quali ebbe più incarichi. Il male però si era, che mentre nel rinascere delle arti le grandi occasioni perfezionavano gli uomini, e producevano grandi vantaggi nella società, al contrario in questo tempo trovandosi divise le oppinioni fra quelli, che posponevano il

che

[ocr errors]

Caravaggio ai Caracci non facevano che urtare sempre più i partiti animati a sostenere gl' individui, e non l'arte.

Vedendo il Benigni applaudito quel saggio, che dato aveva nel ricordato San Sebastiano, continuò a percorrere sulle medesime tracce, dipingendo nella predetta Città una deposizione di Croce per la chiesa della Pietà; soggetto, che meglio ancora avvicinavasi alla maniera nuovamente intrapresa; ne la variò nel quadro colle Sante Marta,Catarina, e Domenico, che fece per la chiesa Santa Marta; ed altrettanto, credo si sarebbe potuto giudicare pei due quadri laterali al maggiore altare della chiesa del Carmine, prima che fossero ridotti nell'attuale stato rovinoso; perciò ci asterremo da qualunque esame, e giudizio.

Mentre il Benigni ornava co' suoi dipinti le chiese, ed i palazzi di Fermo, sappiamo fra le altre cose, che fu a lui commesso anche dai Magistrati della Città il quadro col San Carlo da collocarsi nella residenza municipale (7).

Nello stesso tempo godeva in Ascoli fama di buon pittore un Pier-Marino Ilari (8); in Ancona un' Andrea Rinoccini (9), ed in 1 San Severino aveva con qualche lode dipinto alcun' anno innanzi un Giuseppe Vannicioli da Cingoli, del quale vedesi un quadro colla Circoncisione nel coro delle Convittrici, avente il suo nome. Ai tempi quest' ultimo era in Ripatransone un Frate Lorenzo Bonomi Minore Osservante il cui nome ricordasi più per la fama acquistata dopo di lui da un suo parente assai perito nell' architettura, che per il merito dei dipinti lasciati nel Claustro del suo Convento a Grotta-mare, ed in altri cenobj della Marca, ed in

fine

per la tela colla Santa Cecilia, ch' esiste nel Duomo della sua patria (10).

Erano scorsi pochi anni, dacché i Caracci opponevansi al dipingere de' inanieristi, del Caravaggio, e formati avevano più proseliti in guisa, che il loro gusto erasi nella miglior parte d'Italia stabilito, siccome il più nobile, ed il più corretto : quando poi sembrava, che progredendo innanzi la riforma i naturalisti avrebbero ceduto, sorse all'improviso Pietro Berettini da

Tom. II.

19

[ocr errors]

Cortona, il quale per frastornare tutte le idee fino a questo punto ricevute, disprezzando il serio studio introdotto, e stato il fon-4 damento della scuola dei Caracci, con un sistema tutto proprio venne a separare quasi l'invenzione dalla composizione; badava egli assai più alle parti, che dilettano la vista, come sono la controposizione, e i contrasti de' membri nelle figure, ed introducendo il costume di riempire i quadri d'una folla di figure convenissero, o nò alla storia, si opponeva in tal modo alla pratica lodatissima degli antichi Greci, che usavano mettere nelle composizioni poche figure, per non portare confusione, e per render più visibile la loro perfezione. I Cortoneschi al contrario ne introdussero molte nelle storie, acciocchè le imperfezioni del disegno fossero meno palesi. Questa scuola, che non aveva per iscopo l'investigare la perfezione, e si contentava di dare in tutte le parti dell'arte un'idea sufficiente per distinguere una cosa dall'altra, ben presto, e facilmente s' estese moltissimo in Italia, ed in conseguenza confermò il principio, che la perfezione si rende nota, e stabile a pochi, ed ordinariamente non si rinviene da chi premia con mercede gli artisti.

Uno de' primi, che s'accostasse al Cortona, è noto fosse un Domenico Palombi da San Severino, e non Bartolomeo, come lo chiamò Lanzi copiando l' Orlandi, ed il Titi (11). Richiesto costui dalla Corte Romana in qualità di Cantore nella Pontificale Cappella, lasciò Vienna ov' era per questo medesimo fine al servigio di Ferdinando III. (12). Giunto nella capitale del mondo cattolico, soddisfece ben tosto al genio, che aveva alle arti, e procurò di rendersi familiare al Cortona, la di cui fama suonava a quei di specialmente per i lavori, ch' eseguiva nel Palazzo dei Barberini. S'avvide subito Pietro delle buone disposizioni del Palombi, perlochè fattosi sollecito d' educarlo all'arte, non passò molto tempo, che divenne uno de' suoi migliori discepoli; così lo giudicò anche Lanzi pei due quadri, che si vedevano già in Roma Chiesa di San Martino ai Monti figurante Santa Maria Maddalena de' Pazzi, e l'altro il transito di San Giuseppe nella sua chiesa

uno nella

[ocr errors][ocr errors]

quadri, che al dire del lodato scrittore, avevano un' impasto ` sì bello di colorito, e cosi scelte, e delicate v' apparivano le figure, che per cose del Maestro si sarebbero aggiudicate (13), Dobbiamo pertanto maggiormente dolerci, che tolte quelle opere al pubblico, se ne siano sostituite delle meno meritevoli. Del medesimo pittore Palombi ha Sanseverino un abbozzo con un' Assunta, che gelosamente conservasi dal Sig. Domenico Valentini amatore di oggetti d'arte, e caldo estimatore di tutti coloro che onorarono la di lui patria.

Al Palombi fn compagno un Antonio Caldana d'Ancona. Trovavasi esposto un suo gran quadro nella sagrestia di San Niccola da Tolentino in Roma con una storia del Santo, ed era COpiosissimo di figure (14), ma non tutte, come dicevami chi lo vide, opportune a spiegare l'assunto intrapreso, e a dichiarare l'argomento; poichè per disporre chiaramente l'intelligenza di chi mira una pittura, deve questa avere una forza di espressione, e tale movimento nelle azioni particolari delle figure principali, che al primo sguardo dimostrino il fine, cui la pittura intende.

Anche un Piccinini d'Ascoli fu seguace del Cortona; la tela colla Natività di San Giovanni Battista, che di costui vedevasi in patria nella chiesa delle Monache Benedettine di Santa Maria delle Vergini, sì grandemente lodata da Lazzari, e da Orsini (15), apparve agli agenti dell' Italico Governo degna di decorare le reali gallerie di Milano, e colà la trasportarono considerandone il pregio in relazione al tempo, in che venne eseguita,

Era ben da supporsi, che col sistema introdotto dal Cortona la maggior parte de' suoi seguací ed imitatori, non avendo ingegno uguale al maestro, avrebbero condotto l'arte alla sua maggiore decadenza del che non avvedendosi gli scrittori andavano encomiando i pittori de' loro tempi additandoli come modelli di sapere e di perfezione. Il Cavalier Giovanni Marini cantava poeticamente le lodi di un Lucillo Gentiloni da Filottrano (16), del quale forse, stante la sua mediocrità, è dispersa e dimenticata qualunque opera; di lui altro non seppi, se non che fu nel numero dei Gentiluomini

di Camera di Cesare d'Este Duca di Ferrara, che lo spedi Ambasciatore alla Maestà di Ridolfo II. d'Austria, e che con esso viveva il fratello Graziano, il quale prima fu Castellano di Ferrara, e quindi Duce della Soldatesca Estense (17). Notizie, che per nulla coincidono con quanto di lui scrisse il citato Marini intorno al pregio nell'arte del dipingere.

Lo storico Abbondanzieri fra i pittori, che si resero più celebrati in questo tempo in Arcevia, ricorda un Cesare Conti, e con questo un Mannelli Flaminio, ed un Benedetto Evangelisti, come quelli, che dipingendo nel 1668 il teatro della loro patria, fecero conoscere la loro perizia, ed il buon gusto in questo nobile esercizio (18).

L'anonimo Camerinese esalta un Cavalier Valerj, ed assegna qual' esempio del di lui merito i due quadri, che da costui si fecero in patria per ornamento della sala municipale, opere, che anderebbero con più ragione dimenticate, che lodate (19).

II Titi in fine nella sua discrizione delle Chiese di Roma nomina un Filippo Micheli parimenti di Camerino; espose questi nella Chiesa dei Santi Bastianello, e Buonaventura la tela colla Concezione, e nell'altra di Santa Maria di Loreto i quattro quadri sottostanti alla cupola della Cappella del Crocifisso (20); opere anch' esse, che nel loro insieme mostrano quanto decadessero i pittori, allorchè rinunziando ai fondamenti stabiliti nella scuola dei Caracci, si erano dati invece ad un dipingere, che troppo dalla verità, e dalla perfezione si allontanava.

Considerato sino a qual punto l'arte della pittura a grado a grado pervenisse fino ai Cortoneschi, sembrami qui luogo opportuno di tenere qualche parola prima di quelli della nostra provin cia, che all'arte del miniare attesero; poscia degli artefici, che si diedero a quei modi di dipingere, che non interessando in certa tal guisa la mente, ed il cuore, riescono però gradevoli alla vista, cioè di quelle dipinture, che particolarmente si chiamano di genere, le quali comprendono i paesaggi, fiorami, le frutta, ed altri tali

ornamenti

« PreviousContinue »