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noto principalmente per l'istruzione che diede al di lui concittadino Paolo Marini, il quale come più pronto d' ingegno, e coloritore più vago, si stimò avanzasse il Maestro, e tal giudizio non fu fallace. La volta della chiesa di San Filippo dipinta dal Marini =fa conoscere, ch' esso non dissimulava doversi accordare un merito =distinto ai Maestri del buon secolo, ma che la moda gl' impediva di poterli fedelmente seguire, per timore di non piacere abbastanza agli occhi già avvezzi ad altri allettamenti. Mentre però su questo falso principio operava, la sorte gli arrideva, fornendolo di tante commissioni da empire la patria, e la provincia de' suoi lavori, i quali tutti però verificavano il detto dal Zanetti, cioè che gli artisti • di quest'epoca avevano perduto l'ottimo, ed il ve⚫ro gusto della bellezza semplice, e della grazia naturale » (32).

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Col Marini in concorrenza operò nella chiesa di San Filippo un Paolo Borsetti parimente da Sanseverino (33), esponendovi un quadro con San Francesco Saverio moriente. Questi si tenne ad uno stile, che s'avvicina al Baciccio, e vi comparisce forse più licenzioso di quello si giudichi del suo modello. Questa circostanza essendo comune a molti, contribui infinitamente a peggiorare la 21 condizione delle arti dal compiersi il secolo XVIII. fino alla metà circa del successivo; mentre non si pensò dai più, che a rendere maggiormente eccessive le massime fondamentali stabilite da quei Maestri, e ad emanciparsi da certi principj, che avevano in ́antecedenza tenute strettamente frà loro legate le arti alla natura la grazia alla ragione.

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Giusto rimarco farebbe taluno, se noi chiudessimo la serie degli artisti del secolo XVIII. omettendo Paolo Bartolomeo Clarici d'Ancona, il quale sebbene esercitato in un genere diverso da quello, che praticarono i pittori fin quì riferiti, pure fu si valente nel disegnare in carta ed in tela le topografie di diverse provincie, e nel dipingere con somma verità i fiori, che meritossi sotto tal rapporto grandissima estimazione.

Nato il Clarici il 6 giugno del 1664 da Antonio di Girolamo, eda Michelangela Vignai non rimase in patria, che gli anni della

puerizia. La sua educazione fu compiuta in Roma nel Collegio Nazzareno. Dopo alcun tempo, nel quale si dedicò agli studj scien⚫ tifici, ed alle arti, si diresse a Padova a fine di sempre più perfezionarsi, e formò quasi sua peculiare applicazione la geografia, cui lo chiamava il suo genio. Era in questo tempo Vescovo di Padova il Cardinale Giorgio Cornaro, che avvertito della molta virtù, e sapere del Clarici, e conosciutolo, e verificata la giusta opinione, che se n' aveva, lo invitò a rimanersi seco lui; quindi consigliatolo ad indossare gli abiti clericali l' unse non molto dopo Sacerdote, ed in fine lo scelse suo Conclavista, conducendolo a Roma nell' elezione al Pontificato di Clemente XI.

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Fatto ritorno in Padova, per commando del Cardinale Padrone disegnò accuratamente la topografia della diocesi Padovana. Volendosi poi in seguito dal medesimo Cardinale ornare con magnificenza una sala del suo palazzo, l'incaricò della dipintura di due grandi tele, con replicarvi la medesima topografia, e per figure, che vi si vollero introdotte, si fece ricorso ad un tal Cromer pittore di qualche nome. Riuscì l'opera di contentamento del Cardinale, e meritò le lodi di quanti la videro; perlochè venuto in fama di buon' artista fu anche eletto Presidente d' un' accademia di belle arti eretta in Padova per cura del medesimo Vescovo.

tell Doge, ch' era fratello al Cardinale, si prevalse similmente del Clarici per la topografia di Rovigo, e del Pollesine, e riuscito anche questo lavoro ottimamente, si pensò d'inciderne, e pubblicarne il disegno, lo che avvenne nell'anno 1721.

Venuto poi a morte il Cardinale, ed eletto poco appresso Luogotenente del Friuli il di lui fratello Federico, volle seco in Udine il Clarici, dove fattosi palese il di lui merito, fu ascritto all' Accademia degli Sventati, ed incaricato altresì di delineare in una tavola geografica tutte le strade, che dal Veneto dominio conducevano in Germania.

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Compiuto questo davoro dedicossi intieramente a dipingere de fiori, imitando con grazia, e verità le opere più belle della natura

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e per meglio riuscirvi si reše istruttissimo della Bottanica, le cui cognizioni servono tanto a chiunque si dedichi a simil genere di dipintura. Testimonio de' suoi progressi il Procuratore Sagredo lo invitò a lasciare memorie di quanto su tal rapporto sapeva, ed esso per natura cortese scrisse la Storia, e coltura delle piante, che sono più distinte per ornare un giardino. Rimase inedito questo libro, e non pubblicossi, che dopo la di lui morte (Venezia presso Andrea Poletti 1726 in 4.) Del plauso, con cui venne accolto, fa fede il Marchese Scipione Maffei, annoverandolo fra i libri più utili, ed istruttivi in tal genere. Al che facendo eco, quasi dopo un secolo, il chiarissimo Cav. Filippo Rè conclude « non esservi stato in Italia chi più del Clarici abbia scritto con maggior diligenza intorno alla coltivazione de' fiori ⚫ tanto per l'estensione, quanto per la chiarezza. » desiderato, che ad uomo, il quale riuniva talenti così singolari, fosse stata concessa vita più lunga; ma le moltiplici fatiche lo ridussero a tale decadimento di salute, che costretto a partire da Udine, tornò a Padova, dove in breve morì il giorno 21 di đẻcembre del 1725.

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Sarebbesi

Il suo cadavere ebbe sepoltura nella chiesa dei Padri Carme litani, e nella pietra che lo ricuopre si legge un breve, ma succoso elogio (34). Si rese quest' artista, col lungo dimorarvi, quasi Veneto, e così non ebbe luogo a lasciare nella provincia natale, può dirsi, opera veruna. Fu però quì ancora al pari che altrove esercitata da molti la dipintura de' fiori; ed in quest' arte s' andò $ più innanzi, che in quella della figura, e delle storiche rappre

sentazioni, contribuendovi non poco la moda, che vigeva nella fine di questo secolo, di dipingere fiori ne' cristalli intorno alli specchj, e ad ornamento di altri mobili di valore.

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Maratta prese parte in coltivare anche questo genere furono pochi gli allievi, che vi addestrò, molti de' quali ottennero lodi, e larghi premj.

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NOTE

E DOCUMENTI.

(1) Lanzi op. cit. Tom. II. pag. 229.
Orsini op. cit. pag. 223.

Il Trasi, secondo riferisce questo scrittore, prima di condursi in Roma studiò in patria sotto la direzione di Celso Saccocci, come fu da noi avvertito, allorchè parlammo di quest' artísta.

Pascoli op. cit. Tom. II. pag. 451.

Dice Cantalamessa (pag. 206) essere corsa voce, averlo il Trasi dipinto sul rubbato abbozzo d'esimio pittore romano, ma chi conosce le altre opere di questo pittore non può credere a tal voce, la quale non derivò forse che da malignità e da invidia.

(2) Cantalamessa idem pag. 199, e nella dedica del suo libro al Conte Giuseppe Rosati Sacconi. Viene lodato anche un'altro quadro esistente nella Fraternita di S. Catterina con S. Giov. Battista predicante, dove lasciò scritto Lodovicus Trasi faciebal 1668.

(3) Amici Francesco suo Mss.

La chiesa del suffragio fu distrutta da un' incendio av venuto nel novembre del 1832.

(4) Mori Lodovico Trasi il 20 febbrajo del 1694 sessantesimo della sua età, e fu sepolto nella chiesa dei Pad. dell' Oratorio, come si ha dal libro dei morti della parrocchia di S. Giacomo. In un Mss. della libreria Grassi trovasi notato un Emidio Trasi, il quale dicesi pittore famosissimo con lode certamente molto esa gerata; ma null' altro evvi detto, che diaci conoscenza di lui. Di Giovanni Trasi fanno onorevole menzione i citati scrittori Ascolani.

(5) Le quadrature furono dipinte da Agostino Collaceroni Bolognese discepolo del Pad. Pozzi Gesuita,

(6) Nel chiostro suddetto lasciò scritto.

Franciscus Fiorelli Firmanus pinxit claustrum S Angeli Magni Asculi 1651.

Essendo stata soppressa la chiesa di San Martino forse il quadro del Fiorelli passò nella chiesa del Gesù, dove venne trasportata la Parrocchia.

(7) Soli scudi quaranta furongli offerti, e piuttostocchè riceverli, si contentò rimanere senza premio affatto.

(8) Mori il Nardini il 9 decembre del 1718, e fu sepolto anche esso nella chiesa dei Pad, dell' Oratorio.

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(9) La copia suddetta esiste presso Sig. Candido Vecchi di Ascoli. Il Miniera mori in Ascoli li 18 agosto del 1755 nell' età di anni cinquantotto, per cui và corretto il Ticozzi, che lo dice nato nel 1555. Fu seppolto nella chiesa di S. Maria delle Grazie, come rilevasi dal libro dei morti della Parrocchia di San Giuliano.

(10) Il Mattei morì il 2 maggio del 1739 nell' età d'anni ottanta, ed ebbe seppolcro nella chiesa dei Pad. dell' Oratorio. Di esso fa parola Lanzi, ed i citati scrittori Ascolani.

(11) Angelini cessò di vivere il 20 novembre del 1755 già vecchio settuagenario. Abitava nella parrocchia di San Martino, ed in quella chiesa ebbe sepoltura.

(12) Colucci. Antich. Pic. Tom. XIV. pag. 30.

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Cessò di vivere il 18 gennaro del 1743 nell' età di setlantacinque anni.

(13) Cantalamessa op. cit. 209.

Di questo pittore sono ancora alcune storie di Santa Caterina da Siena nella chiesa di San Venanzo.

(14) Tullio Lazzari fu Uditore di diversi Prelati, Avvocato, e Lettore pubblico della città di Ascoli.

Diede in luce la descrizione della pompa festiva fatta nell' aprirsi la Ven. Comp. di S. Maria delle Grazie nell' Illustrissima città d'Ascoli, e la sua nuova chiesa

per Girolamo Sassi

Macerata

1696 in 4. Di quest' Opusc. fa menzione il Cinelli Bib. vol. Scanz. XIV. pag. 96.

Scrisse ancora il Protettore ne Terremoti ravvisato

in Sant' Emidio primo Vescovo d' Ascoli.

Quest' opuscolo mentovato dai Bollandisti fu stampato in Ascoli nell' anno 1703, quindi nel 1731, e finalmente nel 1756 con altre aggiunte del Canonico Anton-Niccola Lazzeri figlio

dell' autore.

Picciotti.

Nel 1724 pubblicò finalmente il suo libro.

Ascoli in prospettiva Per Ginseppe Morganti, e

Questo dotto Ascolano scrisse anche altre opere minori, ed alcune eleganti rime (Vedi storia delle città d'Italia compi lata da Cesare Orlandi Tom. II. alla pag. 233, il quale ne fa

onorevole menzione.

Avverte il Sig. Cantalamessa che del disegno e della pittura non solo fu intendente il Lazzeri, ma che anche vi si esercitò non poco, e lasciò alla sua famiglia alcuni cartoni con disegni appartenenti ad architettura; in un suo casino posto nel villaggio che si nomina della Lama in una delle collinette, che sorgono ai lati della valle del Tronto, dipinse a fresco i dodici Apostoli, ma questa dipintura ora è cancellata.

La sua morte avvenne il 15 agosto del 1744, settantesimo quarto di sua età, come si raccoglie dai registri necrologici della Parrocchia di Sant' Andrea.

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