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ragione economica di coronare le gradinate con isvelto ordine Corintio o almeno Jonico, come avrebbe dovuto operarsi per emulare i Loggiati antichi, che si formavano di leggieri ed eleganti ordini di colonne, usò dell'ordine Dorico con base Attica, sopprimendo per comodo delle logge il Plinto ad esempio del Periptero tempio di Vesta. E poichè tanto non era l'interno spazio da comprendere in un sol piano le cento logge, videsi astretto a disporle in due ordini sotto del Peristilio: ed affinchè tal divisione di piani con i minuti loro ornamenti non distruggesse la principale decorazione, avanzò l'architrave del solajo del second' ordine delle logge senza oltrepassar la metà della grossezza delle colonne; e nascose i muri divisorj dietro le stesse colonne facendo essi le veci de' membretti alla colonna addossati, come nella Basilica di Fano s' era operato già da Vitruvio, preferendo in tal guisa alle meschine moderne decorazioni l'antica venustà degli anfiteatri, che i nostri usi permettevano di adattare felicemente al nuovo Edifizio.

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L'impresa più malagevole era di legare tale decorazione col muro d'appoggio, essendo questo massiccio e liscio, quella delicata e gentile. Parve che provveder si potesse alla mancante unità di composizione operando in modo, che a prima giunta avvisasse tosto a qual uso il muro si destinava. Se tutte le linee della decorazione correndo contro il muro d'appoggio Edifizio avrebbe in luogo al suo riscontro duramente troncate d'uno Sferisterio presentata l'idea di vasta fabbrica dimezzata assai bruscamente da una grande muraglia. Quindi si consigliò di condurre la decorazione in maniera, che trascorrendo senza interruzione per i tre lati del giuoco destinati agli spettatori, piegasse di breve tratto nel quarto, per abbracciare d'ambe le parti il muro d'appoggio, che sembra in tal guisa sorgere in mezzo alla fabbrica per uopo già disegnato.

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Riguardo all' esteriore dell' Edifizio, nè la mediocrità della spesa, nè le tante divisioni di piani, logge, corsie, e le tante aperture di porte finestre e luci consentivano di emulare la maestà de' soprapposti portici, e la profusione di colonne, cornici e ornati d'ogni maniera, onde sorgevano decorati gli antichi cerchj, teatri, ed anfiteatri, Per nascondere adunque con un'inmagine di antica grandezza la esilità degli usi moderni l'Architetto opportuno annunziare nell' esteriore due sole visioni con due ordini di finti portici, la prima cioè dal pian terreno al primo ordine delle logge, l'altra da questo alla terrazza benchè nell' interno Edifizio fosse in quattro piani e nel primo e secondo partito, cioè nel terreno, nella gradinata, ordine delle logge. E potendo per le ragioni anzidette con ordin di colonne emulare i portici degli antichi, pensò con un ordine di nicchie e rincassi, ove apporre de' bassirilievi, abbellire i

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piloni secondo che il Palladio avvisò decorare i Portici del Palazzo Trissino del Vello d'oro, e il Barocci il Cortile di Caprarola. La quale decorazione apprestava ancor l'opportunità di aprir le porte delle botteghe entro gli archi, di prender lume per le corsie da' sordini, ed anche dalle nicchie e da' superiori circolari rincassi senza tempestar di finestre e d' aperture il prospetto.

Non essendo agevole trovare un luogo migliore ove piantar l'edifizio, fu risoluto di costruirlo nel luogo stesso, ove sorgeva di pochi piedi il già intrapreso muro d'appoggio, sebbene tal posizione per essere da una parte stretta dalle mura castellane, e dall'altra da una erta collina, non fosse molto propizia nè alla solidità della fabbrica, nè all'amenità della prospettiva. Nel dicembre dunque del 1823, postasi mano all'opera, fu proseguita e condotta sino all'imposta degli archi del primo ordine esterno dallo stesso Aleandri, per la chiamata del quale a costruire una villa nella marina di Fermo dal Principe di Montfort se ne affidò l'esecuzione, a norma del disegno e delle sagome da lui proposte, ad altro Architetto, che la portò nel 1826 all'altezza del zoccolo del second' ordine d'archi, e nella scorsa estate quasi al suo termine, variando per la forma e il carattere delle cornici foggiate dall' Aleandri, onde si genera una sensibile discordanza fra le decorazioni del primo e secondo ordine de' portici, non che del Peristilio interno, percui potrebbe meritar biasimo un' opera, che la pubblica approvazione sembrava disegnar utile ad avvivare un genere di edifizj sconosciuti agli antichi per la difformità de' costumi, ed ai moderni per la incuria di preparar gli spettacoli con proprietà conveniente al decoro pubblico, ed alla pubblica comodità.

(18) Danneggiato il Teatro di Fermo per un' incendio, fu pochi anni sono dipinto egregiamente da Luigi Cochetti Romano e ne uscì quindi un' erudita, e diligente illustrazione scritta dal più volte lodato Avvocato Giuseppe Fracassetti Fermano. (19) Benigni Fortunato. Delli scavi di Treja 1812 a pag. 26.

(20) Memorie Mss.

Macerata

(21) Diario Bolognese Ecclesiastico, e Civile, ed in fine è inserita la continuazione della storia dell' origine, e progressi

dell' Accademia Clementina

1794 pag.

2. 12. 14.

Bologna per Lelio della Volpe

Scipione,

(22) Diario ec. alla pag. 40 vi si deve leggere

e non Giacomo.

Intaglio il Daretti all'acqua forte una macchina pel sepolcro di Cristo inventata da Vincenzo Mazzi Bolognese nel 1782. Come anche vennero incise dal medesimo artefice alcune scene teatrali, parimente ideate dal Mazzi.

(23) Atti dell' Accademia di S. Luca del 1754.

Albergati Capacelli. Orazione in lode di Carlo Maratta Venezia 1784 pag. 34.

Bianconi Gian. Lodovico. Elogio di Mengs.

Azara. Notizie di Mengs premesse alle opere stampate di Bassano 1783. questo pittore.

(24) Aggiungerò un' Alessandro Polvini Faliconti di Camerino, il quale è ricordato come Architetto di qualche nome negli atti dell' Accademia di S. Luca di Roma del 1702.

(25) Memorie Mss.

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renzo.

In Monte di Nove.

-

La Chiesa matrice di S. Lo

In Gualdo di Fermo La Chiesa di S. Savino.
In Petritoli La Chiesa e Monastero delle Clarisse.
In Monte Vidon Combatte La Chiesa Matrice.
In Grottammare La Chiesa di S. Giovanni.

Ai Colli d' Ascoli

In Monte Giorgio
In Mont' alto

La Chiesa Matrice.

La Chiesa di S. Francesco.
La fabbrica del Seminario.

Nel Castello d' Acquaviva

La casa Cancelli

In Colonella nel Regno di Napoli - La Chiesa Matrice. Allorchè il Maggi diriggeva l'innalzamento di questo edifizio sorpreso da tifo petecchiale ivi morì nell' anno 1816.

FABBRICHE INCOMINCIATE E NON CONDOTTE
A COMPIMENTO

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al Duomo.

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In Amandola La Chiesa collegiata.
In Castignano La Chiesa di S. Francesco.

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FABBRICHE DI CUI LASCIO' I DISEGNI

Per S. Elpidio

Per Ascoli

La Collegiata.

Il Duomo.

Per Mont' Alto — Il loggiato, e locali annessi aderenti

Per Monte Giorgio Le Chiese dei due Monasteri di S. Chiara, e delle Agostiniane.

(26) Ottone Calderari Nobile Vicentino nacque l'anno 1750.

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1

Egli si dedicò fin da fanciullo con molto profitto all' architettura. I suoi primi studj furono diretti a disegnare, e misurare gli edifizj lasciatici dai grandi Maestri antichi, e moderni. Alla sodezza e grandiosa decorazione del Palladio aggiunse questi la comoda distribuzione interna e la purità del gusto , e la sua intelligenza dell' arte fece sì, che molti per edificar case, ville, e templi, ed altre fabbriche ad uso civile si prevalessero dei disegni da lui ideati.

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I suoi disegni, e scritti d'architettura si pubblicarono in due Volumi in Vicenza in fol. max. fig. 1808

1815.

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Questi è quel Maestro, che sempre considerai vero e diligente osservatore delle opere di Palladio e quello, che seppe evitare i pericoli a cui conducevono i difetti dell' età; perlocchè dai difetti medesimi dell'epoca esso si tenne costantemente lontano. (27) Cantalamessa op. cit. pag. 276.

DEI SCULTORI

VISSUTI NELLA MARCA D'ANCONA

NEL SECOLO XVIII.

CAPITOLO XXX.

di

Non è solo frà il trambusto delle armi devastatrici, che le arti rimangono dimenticate, e neglette; ma talvolta è in mezzo ancora al sonno d' una pace profonda, che gl' ingegni s' addormentono anch'essi inoperosi, ed inerti. Il decimo sesto, e decimo settimo secolo furono travagliati da un cumolo di pubbliche calamità, guerre, di fame, di contagj, che quasi spopolate rimasero le Italiane più belle contrade, e ciò nondimeno gli artisti si contavano numerosi, e frequenti. Il 1700 all' incontro, che vide giorni più sereni, e tranquilli, che dalla sua metà fino al declinare pareva in qualche modo realizzasse la favolosa età di Saturno, ne ha così pochi, che quasi vergogna è l'annoverarli. Quali dunque ne furono le cagioni? Le ripetan' pur altri donde loro aggrada; a me sembra di ravvisarle nello stesso genio Italiano, il quale animoso, svegliato in mezzo ai disastri, è tanto più forte a lottare con l'avversa fortuna, quanto più è abbandonato, o perseguitato dallo straniero; vile poi, e ligio seguace si dimostra di questo, quando affettandogli amicizia.

« Par che si strugga, e pur lo sfida a morte »

Composte infatti le cose d'Italia, come dicemmo, tanto i grandi che i privati Signori stanchi dal lungo soffrire, gustar vollero le dolcezze d'una vita agiata e tranquilla, che forse mai no ottennero, e perciò tutti mettere in opera que mezzi, che di

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