Page images
PDF
EPUB

TORQUATO TASSO.

CANZONE.

La Clemenza,

In Lode di Sisto V.

SANTA Virtù! che dall' orror profondo,

Che le cose ascondea nel rozzo seno,

Pria con volto sereno

I secoli spiegasti in chiara luce,

E le tenebre scosse, apristi al mondo

Le varie forme, e di colori adorno

Dall' Oriente il giorno,

E'l Sol che nel suo grembo il dì conduce,

E lei, che bianca e fredda indi riluce;

Tu fra le fiamme e l' indurato gelo
Post' hai la sede, e tu'l conserva e guarda,
Perchè fra suoi contrari ei non si stempre ;
E con soavi tempre

Tu disponi la terra, e insieme il cielo ;
Ah, fia che 'l tutto incenerisca ed arda,
Se muti albergo; e chi'l partir più tarda?
Ove degg' io cercarti? ove s'accende
La negra turba al raggio estivo e tinge?
O dove fiumi stringe,

E le paludi e i mari il ghiaccio indura ?
Nè de' miei detti il suono ivi s' intende,
Nè ciò che vergar può la Tosca penna,
Ma fere, e non accenna

Barbaro Marte con sembianza oscura.

Deh, qual legge di fato e di natura

È sì mutata? o qual crudele stella

Sì mi persegue, O Dea, (se dir conviensi)
E solo offende me, s' altrui minaccia,
Con spaventosa faccia?

Alma io non sono al mio Signor rubella;

Perchè le colpe spesso io pianga, e pensi,
Or con gelidi spirti, or con accensi.

Sei dove sparve l'Orsa? io pur mi volgo

Al bel paese, in cui m' affida appena

L'accoglienza serena;

Benchè la terra ivi toccassi in prima,

Che poi nutrimmi, e non com' uom del volgo. Deh, qual altra più degna e nobil sede

Il Sol girando vede,

Con più tepidi raggi in altro clima ?
Dov'è l'aura più dolce in verde cima?

Dove i guerrieri armenti alberga e pasce
Più fortunata piaggia o più feconda ?

Dov'è più bello il monte, o'l piano, o'l lido?

Dove il suo proprio nido

Sotto ciel sì benigno in altre fasce ?

Qual terra più de' suoi gran doni abbonda ? O dove più ne porta il vento e l'onda ?

Tu pur solei già ritrovar sovente,

Quivi d'altre virtù felice schiera,

Quasi in celeste sfera,

Che non è parte a lei tanto simíle;

E v'era Astrea, com' è nel ciel lucente,

Discesa a CARLO; e se lassù l'accolse,
Scorpio allor si raccolse.

Or non so dove sia, fra Battro e Tile,

O fra gente selvaggia, o fra gentile;

Ma spesso

il mio pensier non lunge all' Arno

Mi suol guidar, quasi di riva in porto,

Mentre misuro pur l'arene e 'l mare

Colle mie pene amare,

Perch' io non pensi di cercarla indarno,

Là 've un gran Duce, a cui l' Occaso o l'Orto

Non vede eguale, emendi il nostro torto.

Ma vela non spiegò sì presto volo

Nave spingendo già leggiera e scarca,
Come 'l pensier sen varca

Là dove alberga libertate e pace,

Presso l'un mare e l'altro, in nobil suolo;

O dove innalza la frondosa fronte

Imperioso monte,

Che diè riposo a chi l' invitto Trace
Vincer potea (la fama il ver non tace);
Là dove la gran Quercia i colli adombra,
Ferma ad ogni procella, ad ogni nembo:
Deh, non mi scacci dagli ombrosi rami,
Perch'io pur mi richiami,

Dove il buon Padre mio cantava all' ombra;
E talor penso a voi, Po, Mincio, e Brembo,
Aprimi almeno, alta mia Patria, il grembo!

« PreviousContinue »