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O alberghi in fen del fuddito più vile.
Quando col foffio animatore infufe
Iddio nel noftro fral, fpirto vitale,

Il fonte, onde i ben fgorga, anco vi pofe;
E febben di Fortuna i varj doni

Divider volle, a fin che in tutti eguali
Non foffer di odj, e di contrafti eterni
Afpre cagioni, Ei ne lafciò con retta
Legge a tutti in comun la maffa intiera.
Se ad effer fortunato afpirar puote
Ciafcun, fe a tutti un tal favor concede
Il Ciel con giufta fcelta, e con mifura,
Dunque follia non fora andare in traccia
Di ftabil pace in quei tefori, al cafo
Non a virtù, nè a probità dovuti ?
L'inftabile Fortuna i fuoi feguaci

Delle fue grazie a fuo talento onora ;
Se ai lor voti ella è facile, o ribelle,
O felici gli chiama il volgo ignaro,
O miferi gli crede: ah noi più faggi
Abbandoniamo quefte idee fallaci,
E là miriamo, ove l'Eterna cura
Con più giufta bilancia egual deftino
Serba ad ogni Mortal; timore in petto
Oh quante volte nei lor di più belli
Quei falfi avventurofi agita, e preme,
Mentre una fpeme dolce, e lufinghiera
Verfa agli altri nel fen calma, e riftoro.
Gl' infaufti, o lieti eventi, onde la vita
Quaggiù involta effer dee, non fan la vera
Sorgente della gioja, o del dolore;
Ma del futur la tema, e la fperanza
Le non intese fono, e le veraci

O del gioire, o del penar cagioni.
il voftro vergognofo errore,

Ah quale

Vil

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efteriori non fono una vera ricompenfa. Effi fono fpef-
fo incompatibili colla Virtù, e fpeffo ancor la distrug
gono. Effi non poffono rendere un Uomo felice fenza
Virtu. Provafi coll' efame a capo per capo delle ric-
chezze, delle dignità, della nobiltà
della gran.
dezza, della fama, e de' talenti fuperiori. Gli Uo.
mini fono infelici anco col poffeffo di tutti quefti be
ni. La Virtù fola costituisce una Felicità, ľ oggetto
della quale è univerfale ed eterno. La perfezione
della Felicità confifte nell'Amore di Dio, e nell' A-
more degli Uomini Ricapitolazione dei principj con.
renuti nelle quattro Epiftole.

1

EPISTOLA QUARTA.

Ella (a) Felicità; tu fei di ogni Ente,
Che respira quaggiù, mobile, e fine

BE

Qual

(a) Lo fcopo, the in tutto questo Poema fi è prefiffo il dottiffimo noftro Autore, è stato unicamente quello di afficurare, per quanto foffe poffibile, agli Uomini tra le travagliofe vicende, e fluttuanti inegualità della vita umana, una Felicità coftante, e durevole. Egli a quefto oggetto ha procurato nelle antecedenti lettere e procura ancora nella prefente di convincerlo fulla realità di una Provvidenza fuperióre invifibile, che con economia. e magiftero ammirabile dirige tutto alla perfezion del Totale, fervendofi degl' ifteffi apparenti difordini per quefto altiffimo fine. In quefta maniera non folo egli ga rantisce la Provvidenza dalle calunnie degli empi, ma anima Uomo a travagliare al bene univerfale della fo cietà, facendogli chiaramente conofcere di confiftere in quefto principalmente la fua ifteffa privata Felicità. Rimaneva ciò non oftante da sciogliere ancor qualche dubbio, cioè a diftruggere alcune falle idee che fopra quefta Felicità medefima fogliono farfi gli Uomini per ordinario riponendola la maggior parte nell' affluenza dei beni della fortuna, e nella foddisfazione dei fenfi. In quefta quarta Epiftola pertanto egli impiega tutta la forza del fuo eftro Filofofico per eftirpare radicalmente questa opinione ingannevole, rampollo funefto della mafignante Natura, e della corruttela del cuore umano. Maravigliofo è l'offervare, qualmente nel tempo istesso che egli combatte l'impudenza dei Cinici, e degli Epicurei, fi fcofta ancora del pari dai deliri di quell' Eroifmo fantaftico, che per lo più guafta le più belle maffime degli Stoici, e rende la di loro Filofofia impraticabile. I principi del noftro Autore fon pochi, femplici, e chiari, e fi riducono in sostanza ad infinuare all' Uomo

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V

Qual nome io potrò darti, onde ciascuno
Ti ricerchi, ti fiegua, e ti ravvifi?

Tran

di viver contento nello ftato, in cui Dio l'ha pofto, a trovare un folido piacere nella Virtù, di cui gli rappre fenta l'utile, e la bellezza, ed a giovare al fuo Proffimo, ponendogli in vifta con ragioni invincibili, che egli può effere unicamente fortunato con quefti mezzi, e che nei loro contrarj confifte la vera calamità di qualunque mortale, benchè ricolmo di foftanze, ed eziandio collocato ful Trono.

E' vero, che queste Teoriche luminose si trovano ben maneggiate anco da molti Scrittori di Etica antichi, e moderni, ma da niuno forfe con tanta eleganza, e folidità ed è certo, che fe le medefime non arrivano a porre l'Uomo nell' immediato cammino della Virtù, della Religione, e delle verità foprannaturali, almeno efficacemente ve lo difpongono. S. Agostino ragionando dei Beni eterni da goderfi dai giufti nell' altra vita > non fa farne un ritratto più al vivo efpreffivo, che con dipingerci la bella calma di un Uomo giufto fopra la Terra e dell'amabilità, che fa fempre il carattere della Virtù in quefto Mondo, anco in mezzo delle più atroci difavventure. Non può negarfi, che quefta Felicità viatoria è., ciò non oftante molto imperfetta, ma in fine è quella, che noi poffiamo aver quaggiù, poichè, come riflette egregiamente il Sig. Pafcale nelle fue Letters ci moftra quello, che noi eravamo avanti la nostra degradazione pel peccato originale, e quello, a cui noi compitamente nell'altra vita poffiamo un dì pervenire. E' da vederfi fu quefto propofito il magiftrale libro del Padre Sarafa Gefuita Spagnolo, che ha per titolo: De arte femper gaudendi,, in cui tutti i principi quì inferti fono lumeggiati più ftefamente, ed in particolare quel Sempre vero, e celebre Affioma:

Nil confcire fibi, nulla pallefcere culpa,

al quale tutti gli altri costitutivi della Felicità prefente terrena fi riportano, come. ad articolo primario, e fondamentale.

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Tranquillità, piacer, pace, dolcezza,
Un non so che ti dirò in fin di grato,
Di pregevol, che ogni Uom dentro al fuo cuore
Con perenne defio chiama, e fofpira.
Tu fei, la cui fperanza adulatrice

Porge lena, e riftoro a i petti umani
Contro i colpi di morte, e del deftino;
Fiffo, e cangiante oggetto, a cui fon uli
Rivolgerfi a vicenda, e faggi, e ftolti
Con formarne ciafcun quella confufa
Immagine, che a lui fembra più vera.
Tu fempre a noi vicina, in quel momento
Ch' altri crede fermarti, allor t'involi ;
Pianta, che avesti origine nei Cieli,
Se qui pofta tra noi da man Divina
Degni di poffederti anco i Mortali
Tu credi, addita loro in qual Regione
Debbanti rintracciar, fotto qual Clima.
Forfe tra l'Opulenza adulatrice
D'una Corte con brio fiedi faftofa?
Dalle di gemme, e d'or ricche miniere
Forfe fortifti ad abitare il Mondo?
Forfe ful margin di fcoprirti è d'
Del chiaro Fiume, che il Perffo irriga, /
Tra quel faper, che inebria la focofa
Immaginante fantasia dei Vati?

uopo

O all'ombra degli allori, onde la fama
Fregiar promette il crin d'Eroi guerrieri?
Qual è il Regno felice, ov' hai la cuna,
O quello in cui di comparir paventi?
Ah che qualor la noftra induftria è vana,
Onde tra noi Felicità germogli

L'arte accufar fi dee, non il terreno ;
Il più orribil foggiorno, il più giocondo
Poffon del pari a lei fervir d'afilo ;
Р

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