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renzo,

olio, la cui maniera giova non poco al morbido, ed allo sfumato ne' colori, a differenza del guazzo, a cui forse era prima di questo tempo accustumato. Il suo colorire ha quel grado di vivacità, che combina con una giusta imitazione, e con una grata armonia. Fu esposto il lavoro per otto di nella Chiesa principale di San Lo-de onde ognuno avesse opportunità di ben' considerarlo. Allorchè venne collocato al suo luogo per commissione dell'ordinatore, i più periti dell'arte ne determinarono il prezzo. Domenico Paris, e Giovanni Battista Caporali di trecento scudi di valore il giudie Piergentile Cocchi di duecento cinquanta (41). Vasari (42) pretese che la parte superiore la dipingesse Gherardi; ma nulla ne annunziano i documenti, che per cura di Mariotti (45) noi conoscemmo, e meno ancora si riscontra la differenza da chi esamina il dipinto, non essendo sì facile che due mani si confrontino in modo da non potersi distinguere l'una dall' altra per che deduciamo che la gloria, la quale vorrebbesi pure da Vasari all' uno, ed all'altro attribuire a Lattanzio solo si convenga.

carono,

il

Poco più di quanto si espose conosciamo di costui: impercioc chè presto rinunziò ai pennelli obbligatovi dalle cure che davagli il Capitanato delle Milizie; ed in progresso dall'esercizio della gitrisprudenza, a cui si applicò dopo essere stato decorato della Laurea Dottorale in Perugia il dì ultimo d'ottobre del 1567 (44). Non si trattenne più a lungo in questa Città, poichè invitato a ritornare in Patria, ivi si condusse a godere quelle ricchezze, che tanto il Padre, ch'esso stesso aveva radunato (45). Viveva in Monte Rubbiano un suo fratello di nome Bruto, ed il figliuolo di questo, che fu Settimio (46) riuni in se solo gli averi dell'Avo e dello Zio. Da Settimio nacque Paolo, che fattosi ecclesiastico sostenne con lode i Vicariati di Fermo, e di Milano, e visse cinquant' ott'anni, estinguendosi con lui la famiglia dei Pagani di Monte Rubbiano nel 1602. Questi dispose dei suoi beni a vantaggio della fraternita del Crocifisso della sua patria, soppressa la quale, andarono essi a profitto della Chiesa principale (47).

Allorchè Vincenzo Pagani s'ammaestrava in Roma alla scuola

A

del Sanzio, con esso era un Morale da Fermo. Gli scrittori Fermani (48) lo deducono dalle belle dipinture, e dagli stucchi, che furono nella Chiesa di Sant' Agostino in un deposito, che rimaneva a mano sinistra entrando, primacchè per ridurre più moderna la detta Chiesa si distruggessero. Vi fu anche chi ascrisse al suo pennello un Crocifisso, che lungo tempo rimase nell'aula dei Notari, e che poi nel terminare del passato secolo si trasportò nel palazzo municipale, ove indarno oggi si ricercherebbe (49). L'unica opera, che di Morale rimane nella sua Patria è una tela esistente nella Chiesa di San Francesco, dov' ebbe a dipingere la visitazione di Santa Elisabetta. Sono ivi ben disposte le parti della rappresentazione in modo che facilmente rendesi di chiara intelligenza al soggetto. Per vero dire il disegno non è il più corretto. Nel suo colorito forse omette alquanta di quell'armonia generale, che ricercasi nelle buone pitture: poichè la troppa vivacità usata in qualche parte illangnidisce per necessaria conseguenza le altre. Buon pratico può dirsi però nel ritrarre ben'intesi fabbricati, come scorgonsi quelli del quadro surriferito. Deve pertanto dedursi da quest' unico suo lavoro, che se costui studiò col Pagani, al Pagani rimase inferiore, o non osservò i precetti, che aveva attinti dalla scuola, da cui dicesi derivato.

Contemporaneo e forse compagno del ricordato Morale da Fermo fu pure un' altro pittore di quella Città, nominato Ercole da Fermo, che nel 1533 trovasi ascritto fra gli accademici di San Luca di Roma (50). Ignorasi affatto di quale scuola egli fosse, se di lui siano rimaste pitture.

e

Ignoto è pure un Giovanni Andrea di Bernardino da Caldaro(51), che opino debba noverarsi fra i migliori in questi luoghi, quali abbiano imitata la maniera del Sanzio per una sua tavola, che vidi esprimente la Pietà posta nella Chiesa di San Martino della sua patria. Egli volle comprendere nella rappresentazione lugubre anche i Santi Giuseppe, e Girolamo collocandoli ai lati, e v'intromise due bellissimi putti sedenti su d'un gradino, che fanno musica. Non si può mettere in dubbio che nel comporre questa

tavola non avesse Bernardino di mira i buoni principj di Raffaele. Erano tanti in quest'epoca, che sulle tracce di quel divino Maestro camminavano, che a prima giunta le loro opere si direbbero fatte nella sua scuola; quantunque chi ben conosce anche le minime di lui perfezioni sa distinguere dalle opere degli Scolari quelle del Maestro per la più, o meno grazia, movenza, nobiltà, espressione, e vita. Pregj tutti, che per quanto molti tentassero di separatamente imitare, a niuno fu concesso poterli tutti unire. Non trovasi di fatto nel lavoro anzidetto quell' aggiustatezza di disegnare, a cui Raffaele attese, subitochè s'avvide che gli ultimi finimenti ed estremamente curati nella scuola del Perugino, non volevano esser troppo ricerchi. Il colore, che qui adoperò non tende quanto basta a produrre l'effetto ed il distacco, che danno le ombre, quando sono pronunciate. Il tono è giallastro, e così essendo, varia anche questo da quel chiaro che praticavasi da Raffaele medesimo, allorchè delle abitudini della scuola di Pietro era seguace.

Anche nella Chiesa de' Minori Osservanti di Colfano poco lungi da Caldarola è un' altro quadro di costui con una sacra Famiglia, ed in esso eravi scritto il nome, e l'anno 1538 (52), che ora non vi si scorge; potendosi dire esso fatalmente perduto, subitocchè diedesi a rovinare, non già a chi l'arte mediocramente conoscesse ma ad un indiscreto verniciajo. Non appena io vidi tanto imbratto, nè rimasi a modo mortificato, che nulla più, perchè graziosa trovai la composizione, e derivata da que' tempi, in cui tali soggetti erano graditi, come quelli che alla gentilezza de' costumi tanto più s'addicevano; pel resto sarà noi miglior partito il tacere, che replicare lamenti contro coloro che goffi e ignoranti mettono mano sulle belle produzioni dell'arte.

per

Un altro, che seguì i bei modi del Sanzio, rinvenni in Andrea da Jesi, che dipinse nel 1525 (53) nella Chiesa del Rosario della terra di San Marcello. Evvi da esso eseguita una tavola nella Cappella Casini, ove collocò la Vergine in trono, dalle parti il Santo Eremita Antonio, e San Francesco, e nel fondo

e

fa bella comparsa un delizioso paese. Al contrario di quella di
Colfano è questa tavola intatta, percui può perfettamente conside-
rarsi una purezza nei contorni, una grazia nelle movenze,
ed un
vigore di colorito, che non invidia i bei dipinti d' Innocenzo Fran-
cucci, al quale sembra, che più che a verun' altro il nostro An-
drea inclini.

ma,

Se questi pittori, de' quali finora ho parlato, furono in Roquando v 'era una riunione numerosissima d'Uomini d'ingegno formati per la maggior parte da Raffaele, e ad esso affezzionati, è da supporsi, che stretti fossero in amicizia con un loro concittadino, che al merito di buon' artista (54) aggiungeva l'altro d'elegantissimo Poeta (55).

Fu egli quell' Euriolo Ascolano, che Cellini (56) per equivoto nomina Aurelio (57) nella circostanza di narrare, come questi cantasse in quella poco modesta cena fatta seco lui da una compadi gula di pittori, fra' i quali eranvi discepoli dell' Urbinate, e specialmente Giulio Romano. Agginnge, che L'Ascolano verseggiò si bene all'improviso, laudando con belle parole le donne, che quivi stavano, che la maraviglia comune eccitò. Fù Euriolo caro agli artisti più celebri di questo tempo, e fu da essi sempre carezzato, sendo lieto e piacevole uomo, che allegrava la brigata, ed ornato di molto sapere.

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3

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Gli uomini di sapienza forniti non potevano non essere dai discepoli di Raffaele grandemente stimati: imperocchè non solo conobbero il loro Maestro de' buoni studj appassionatissimo, e de' Letterati amico sincero, ma eziandio rilevarono assai bene, che ove il consiglio degli Uomini di lettere sia opportuno, il laVoro riceve maggior perfezione, e riesce scevro di que' difetti, quali il più delle volte un soverchio amore di se stesso nasconde. Orazio con savio accorgimento insegnò che ogni cosa, che doveva esporsi all'aspetto del pubblico fosse dapprima esaminata dal più severo Aristarco, e se il precetto del Venosino fosse anch'oggi tenuto in conto, noi al certo saremmo più contenti dei nostri artisti, e la storia avrebbe migliore occasione di celebrarne la fama.

Tom. II.

9

NOTE

E DOCUMENTI.

(1) Nell' archivio di San Severino - Libro dei Consigli Del 1475 al 1478-30 Decembre 1478 a pag. 150 Magno Laurentio pictori florines tres pro pictura figurae Justitiae depictae in sala palazij M. D.

Ne' medesimi registri si trova, che nel 1481 ebbe anche a dipingere alla porta del Mercato l'insegna gentilizia del Legato della Marca, intorno alla quale fece parecchi ornamenti.

» Lib. Cons. 1483 al 1488.

» 22 agosto 1486 pag. 180.

» 6 Sup. suplic: Magistri Laurentj M. Alexandri Lib.
1481 29 Aprile pag.
74.

Ent., ed Esito 1479 al 1484

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Mag. Laurentio pictori pro figuris, et laborerio factis in Palatio residentia M. D., et pro armis R. D. Legati depingentis ad portam Mercati, et portam S. Laurentij Flor. 7. (2) Dai detti registri 1482 april. pag. 152.

Mag. Laurentio pictori p. figura Beati Jacopi de Marchia flor. duos.

(3) Di queste notizie sono debitore al più volte lodato Sig. Giuseppe Ranaldi, e da esso saranno riferiti gli opportuni documenti, subitoche si avranno pubblicate le momorie relative alla stazione del Pinturicchio in Sanseverino.

(4) Faciebat Apelles, Antonius, et Joannes Gentilis de Magistri Laurentii Setempedani pingebat.

Chi vuole biasimare l'opera manifesta
Facciane un'altra.

Ita Sapienti Pauca MDXXXXVIII.

(5) La detta imagine fu dipinta nel 1560

Appare dall'Archivio Priorale, che costui dipingesse anche un Crocifisso per la chiesa di San Giovanni, opera perduta.

(6) Libro del registro dei morti della Compagnia di San

Giovanni 1576

ai 19 di decembre.

Mori Giovanni Gentile pittore uno dei fratelli di Giovanni Battista (segue altro antico carattere

dipinse la Madonna SSma dei Lumi.

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e fu quello che

(7) Da copia d'antica Cronaca 1593, . . in Roma.

era Severino di Maestro Lorenzo pittore da San Severino, quale attendeva ancora alla pittura.

(8) Archivio Priorale.

il

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