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Il soggetto, ch' egli prese a rappresentare fu l'immacolata Concezione, collocando nella parte inferiore del quadro Scoto, San Bonaventura, ed altri Dottori che la difendono dalle contrarie dispute. Nella composizione dovette il pittore uscire da quella monotonia, che ai quattrocentisti il più delle volte era compagna, e dare alle sue figure un movimento più risoluto; quanto alle linee però non ebbe animo ancora di renderle meno crude, e secche di quello si fosse fatto finora, per cui così operando non s'accorgeva, che sebbene il suo colorire apparisse vivace, e forse al di là, finchè le linee dolci non si rendevano sfumando le mezze tinte, le forme delle figure non ottenevano quel rilievo, che meglio loro addiceva.

Consunta dalle fiamme nel 1825 la miglior parte del pubblico palazzo d' Ancona perdemmo con tale dissaventura due monumenti di patrio valore nell'arte pittorica in due tavole, che secondo mí avverte chi l' ebbe considerate, annunziavano i progressi, che la pittura andava in questi luoghi facendo. In una che vedevasi a mano destra salendo le scale del detto palazzo era la Vergine con quattro Santi, due per banda, e sotto si leggeva il nome d'un Maestro Rinaldo d' Ancona, che dipingeva nel cominciare del secolo XVI. (17); L'autore della Guida d'Ancona aggiunge, ch'esso in tal' opra figurava frà più ragionevoli pittori del suo tempo (18).

Nell' altra tavola vedevasi ritrattato a mezza gamba con aurala armatura Tarquinio Capizucchi Capitano Generale di Santa Chiesa, e di questo lavoro sapevasi per l'epigrafe essere stato l'artefice un Domenico Chiodini d' Ancona, che l' eseguì nel 1534 (19). Non m'avvenne mai di vedere di essi lavoro alcuno, per cui nè del loro merito, nè de vantaggi che alle arti portarono posso io far parola, se non appoggiato all' altrui testimonianza. Meno potrei dire ancora di quel Marcantonio da Tolentino, che tanto Colucci, che Lanzi (20) vorrebbero pittore; ma secondo dice Borghini, e Baldinucci non esercitò mai tal' arte, e fu soltanto ammiratore e mecenate di un Bernardo Buontalenti, facendolo

dipingere in Firenze nella sua casa posta in via de' Ginori, c frà l'altre cose era opera sua una volta a olio, dove diede luogo molte belle invenzioni (21).

si

scorge

Le scien-2

dello stile di

Maggiore sembrami l'abbaglio, in cui cadde il Mariotti (22), allorchè pretese ascrivere alla scuola di Pietro da Perugia un' Ersoggiungendo cole Ramazzani da Rocca Contrada, ora Arcevia, che compagno ed imitatore di Raffaele ivi si formasse. Se documento veruno non trovò l'autore del libro intitolato ze, e le arti ravvivate in Arcevia, pubblicato in Jesi nel 1752;% avremo noi tanto più ragione di non attenerci al suo giudizio, giacchè dalle opere di costui niun' orma Pietro; e l' età del pittore è alquanto tarda per crederlo istruito dal Perugino medesimo. Sembrò a Lanzi (23) più verosimile, che costui ammaestrato fosse da alcuno degli ultimi scolari di Pietro, da quali pensò egli, che avesse origine (prima del Baroccio) quel gusto di colorire più gajo, che vero. Soffermandomi pertanto sulle molte opere, che questo pittore lasciò nella provincia, ebbi a stabilire della sua scuola un giudizio, che ne con quello di Lanzi, e molto meno con quello di Mariotti si uniforma. Io lo dissi pertanto seguace dei Zuccheri, e vidi in molti suoi quadri un garbo, ed un certo fiorito, che piace ai più. Studiò egli al pari de' suoi modelli di dare alle teste un finimento ed una espressione singolare; non attese però molto a conciliare questa con un perfetto disegno; ed altrettanto avvenne a maniera dei Zuccheri adottarono.

non pochi, che anche qui la

dov'

Le sue composizioni sono ordinate, e quando ebbe a figurare ne' suoi quadri delle grandi storie, si mostrò intelligente nell'arte come indefesso negli studj, che per eseguirle abbisognano. Sua è una tavola con l'anno 1571 (24), che ben conservata esiste tutCristo deposto di tora nell' ospedale d' Arcevia, e Croce, e le Marie, che si sforzano di consolare l'afflitta Madre. Egli conobbe per questo soggetto quanto necessario sia al pittore il dare una viva espressione degl' interni moti dell' animo alle fiI misteri della passione di Cristo, noi lo dicemmo altra

gure.

espresse

AY

volta, sono i soggetti, che più dinotano l'animo d' un' artista, come quelli, che risvegliano le idee più compassionevoli più religiose più grandi. Chi trattò tali argomenti a seconda dei moti del cuore, non potette che riscuotere la comune ammirazione. Sotto quest' anno medesimo trovo ch' Ercole si conducesse a Filottrano, ed ivi diede opera ad un quadro col Rosario per la chiesa dei Padri di San Francesco (25); vi tenne uno stile risoluto, ed un colorito, che sente del tenebroso, il qual metodo di per lo più usò nei campi, moderandolo nelle figure, dove allorchè ebbe a vestirle di ricchi manti, e larghe vestimenta, comportò al pari dei Zuccheri, dando luogo ad una degradazione di rossi e di gialli, che invece di staccarsi l'uno dall'altro si perdono e degradano insensibilmente in sfumature, cosa che qualche volta vedesi usata anche da Raffaele, ma con molta maggior' economia e gusto di quello si facesse da costoro.

tinta

Erasi nell'ottobre del 1540 dipinto da Giorgio Vasari per commissione di Bindo Altoviti il quadro colla Concezione per la chiesa di Santo Apostolo di Firenze (26). Di tal soggetto invaghissi Ercole, o per averne considerato l' originale, o per qualche copia, che gli si presentò d' innanzi, per cui ito a Matelica nel 1573 ne prese ad imitare il soggetto nella chiesa di San FranceSco, rappresentandovi la Concezione, e sotto collocandovi l'albero della Scienza del bene e del male, a cui legò come schiavi del peccato Adamo, ed altri del vecchio testamento, fra quali immune di quella pena trionfa la Vergine. La sua opera supera in vastità quella del Vasari; al Lanzi (27) sembrò ancor meglio colorita, e che nei volti dasse un' espressione maggiore di quello apparisca nell'altra di Giorgio.

Poco stette che, compiuto il lodato lavoro in Matelica, non ritornasse in patria, dov'ebbe non poco ad esercitare l'arte stante le molte ordinazioni, che gli si affidarono. Fu nel 1574 (28) che dipinse per la Chiesa di San Sebastiano una tela col Santo titolare, San Francesco, due Santi Monaci, ed in alto la Vergine attorhiata da graziosi angioletti. Il plauso, che meritò quest' opera

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spinse i suoi Concittadini a nuovamente adoprarlo per un'altro soggetto, nel quale considerarono che avrebbe tanto più fatto buon' risalto il di lui talento. Gli commisero pertanto di figurare per la Chiesa di Sant' Agostino in una tavola di sette piedi d'altezza e quattro di larghezza la visita de' Magi al presepio. Qui s'ammirò quanto egli valesse nel comporre, nel dare a tutte le figure una regolare disposizione, nel disegnare che apparisce libero, e franco, e nel porre in fine in giusta prospettiva la scena del quadro (29). In mezzo a tutto questo però non deve tacersi, che quel suo colorire delle carni non è qui come in altre opere sue sempre conforme alla verità; e su tale argomento cadrebbe in acconcio il ricordare per questo lavoro di Ercole quello diceva Alvale a dire che bani del tingere delle carni di Simone Cantarino al cenericcio il più delle volte s'accostavano (50); sebbene in tale difetto mai m'incontrassi per quante cose di Simone vedessi. Un saggio d'imitazione Zuccheresca si presenta in un quadro, che il nostro Pittore eseguì nel 1580 (31) per la Chiesa di Santa Maria del Piano di Sossoferrato, dov' ebbe a dipingere la circoncisione di Nostro Signore; assunto che replicò anche nella terra di Castel Planio nell' Ascolano (32).

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È quì oltre il vedersi più vario nel colorito, è anche a considerarsi che vi si verifica perfettamente l' Oraziano precetto.

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Singula quaeque locum teneant sortita decenter.

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Imperocchè non potendosi dare alla composizione quell'ordine qualunque che piaccia, ma essendo invece massima invariabile, che l'azione principale, e che le principali figure, che la formache l'occhio dello debbino signoreggiare in tal guisa spettatore non che andarle cercando, sia costretto anche a prima giunta ad incontrarsi in loro, così ne quadri suddivisati, non appena si alza lo sguardo, a colpo d'occhio nella più piccola, e di tutte le figure, qual'è quella del Bambino

meno pomposa

ignudo e di fresco nato,

scorge in esso il primo personaggio

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dell'azione rappresentata, non ostante che ogn' altra figura abbia un merito relativo.

Inferiori a questi appariscono due altri dipinti, che vedonsi parimenti in Sassoferrato; in un de' quali collocato nella Chiesa de' Minoriti rappresentò San Francesco, che dispensa a suoi Frati le insegne del proprio ordine (33). Tanto l'anzidetto, che l'altro col martirio di Santa Caterina in Santa Maria (34) soffrirono per le tinte notabilmente cresciute, e poco possono lodarsi sì pel loro disegno, come pel resto. Dovrò dire migliore certamente il quadro con l'Assunta che trovavasi prima del 1809 nella Chiesa della Misericordia della terra di Mondolfo, che poi fu scelto ad abbellire anch'esso la Reale Pinacoteca Milanese (35).

Finora noi vedemmo il nostro artista girare da un punto all'altro della provincia chiamatovi dalla fama della sua virtù, e poco esposi in paragone delle molte opere, ch' esistettero, ed esistono tuttora in luoghi da me non ricordati; basti però il fin qui detto per dirlo operosissimo. Ora lo rivedremo nella sua patria, tornatovi a terminare i giorni di una vita già stanca; ma qui piuttosto che abbandonarsi ad un ozio quasi necessario all' età, ed all'alterata salute, non arresta tuttavia un momento il consueto esercizio. Correva l'anno 1593, allorchè diedesi a dipingere nella Chiesa di San Francesco una tela con San Giovanni Battista in atto di battezzare il Redentore lungo le sponde del Giordano. Savio si fu il divisamento di empire la scena con quattro piccole figure di uomini, che usciti appariscono dal fiume, dando ad essi attitudini, che a Pescatori si convengono; imperocchè non è raro il difetto di mettere nel quadro certe azioni,

se non af

fatto aliene dalla principale, almeno così vaghe e comuni, che possono facilmente entrare in tutti i soggetti, e che non illustrando punto l'azione rappresentata, altro non sono, che semplici riempiture della composizione. Di prospetto alla suindicata opera eseguì il Ramazzani nell'anno seguente l'ascenzione di Cristo al Cielo ; ed ivi ebbe la circostanza di meglio esercitare la fervida sua fantasia nel frapporre all'azione astanti numerosi; che se ciò nog

Tom. II.

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