Page images
PDF
EPUB

que' de' vecchi non sono molto dissimili; a riconoscerlo basta il considerare una sua gran tela esistente nella Chiesa di San Francesco di Matelica colla crocifissione di Cristo, dove avendo dato collocamento a gran numero di figure, trovasi in esse un' uniformità, che non troppo bene s' addice al soggetto, e a quella necessaria variazione, che ognuno desidera (59). Ricorda Lanzi (60) un' altro quadro di quest'artista colla data del 1571, che tuttora vedesi nella Chiesa di San Pietro di Castello d'Ascoli; ma è esso tanto al di sotto di quello di Matelica, che poca buona opinione prenderebbe di tal dipintore colui, che su questo soltanto lo giudicasse.

[ocr errors][merged small][ocr errors]

A fornire piuttosto un buon' esempio del modo, che qui tenevasi nel coltivare le arti, concorre Paolo di Jacopo Pittori del Massaccio per le opere che fece nella sua patria, ove oltre un quadro con varj Santi, che lasciò nel 1556 nella chiesa di Santa Caterina, ne dipinse due altri l'uno pei Monaci di Camaldoli, esprimendovi il loro Padre San Romualdo, ed un secondo per le Monache di detta terra con Nostra Donna, ed il figlio in grembo;n alle quali opere cade in acconcio l'aggiunger l'altra della Vergine detta poi della Cancellata presso la terra di Majolati, dove corre numeroso popolo compreso da fervida divozione per quella immagine (61).

È nostro obbligo in fine il rimarcare che più non esistono i lavori di un Jeronimo Gagliardelli da Macerata, il quale dipingeva pel Duomo di Osimo circa il 1560 in competenza di Giovanni Battista Francesco (62). Inoltre rimane solo la notizia, che un Marzio d'Ascoli dipingesse una tavola con l'Annunziata per la chiesa di San Gregorio di Ripatranzone (63). Sarebbe poi in fine di grandissimo onore a noi, se per solerzia di qualche diligente investigatore ci fosse dato scoprire alcuna di quelle tele, che operò, forse in questi tempi, un Pasqualino d'Ancona, il quale nato pel maggior incremento delle arti, al dire di Sandrat (64) tanto operò in esso il genio, che in un solo anno progredì in modo da divenir oggetto d' universale maraviglia. Nè sarà da

[merged small][ocr errors][merged small]

tacersi di qual Laureato Lodovico Zapparelli da Sanseverino, quale seppe accoppiare sì bene alla rigidezza dei studj più profondi, la giocondità delle arti, che dilettandosi grandemente dell'astronomia, da se stesso fabbricava sfere armillari adornandole con vaghe dipinture ed intagli, migliorando in tal guisa la loro intelligenza (65).

Nella serie pertanto fin qui tessuta di questi nostri patrii Artisti abbiamo luogo a rilevare, che i seguaci della scuola Raffaelesca non influirono per si lungo tempo quanto desiderato si sarebbe a mantenere quel gusto purissimo, che ad essi potevano instillare; giacchè vi furono da prima di quelli, che pertinaci nelle massime apprese al principio de loro studj, non se ne dipartirono che con molta difficoltà, e lentezza; a questi successero coll' andare innanzi degli altri, che sciolta talora la briglia alla fantasia si dettero a scorrere troppo sfrenati. Avvenne perciò alle arti nel finire del secolo sesto decimo altrettanto che alle lettere, le quali non mai più apparireno floride, e belle come negli aurei giorni d' Augusto. Per intemperanza di vezzi, é di brillanti concetti degenerarono, corruppersi, e alla fine si perdettero nella caligine dei secoli detti di ferro, e di loto; cosicchè a noi rimane il pregare, e l'operare perchè simili tempi funestissimi non riproduchino.

E DOCUMENTL

(1) Lousi Stor. Pitt. Tom. II. pag. 38.

2 La Tavola esistente in S. Maria è larga piedi quattro, ed ala piel cinque, ed ha epigrate PETRUS PAULUS AGABITI DE SAXOFERRATO MDXVIII. Nella Cappella ove la dipinse è a supporsi, che avessero avuto sepolcro i suoi Avi, come scorgesi da an' atto del Notajo Zaccarelli di Sassoferrato del 1416 a cart. 146.

L'altra poi che vedesi nella Sagrestia della chiesa di San Francesco di Corinaldo, ha nel grado Lepigrafe seguente PETRUS PAELUS AGABITIS SAXOFERATENSIS PINSIT ANNO DOMINI MDXXII. MENSIS FEBRUARJ.

(3) Ha questa sofferto a cagione dell' età; leggesi nel grado : Hoc opus factum fuit tempore Domini Hieronimi Rectoris Hujus Ecclesiae. Mensis Novembris 1512.

(4) Quadro di piedi sette d'altezza, e quattro di larghezza, Rilevasi da un rogito di Ser Bernardino Serignetti, che Ser Paolo Agabiti dipingeva nel 1519 nella chiesa di San Fortunato la tavola suddetta cum auro, et coloribus pro pretio quadraginta florenorum.

Essa non fa compiata che nel 1521; il pittore v'indicò che l'opera fa fatta fare dalla scuola di S. Fortunato. (5) Vi si legge PETRUS PAULUS AGABITI NUS HIERONIMUS JOANNIS MONACUS SANCTE CRUCIS FIERI FECIT MDXXIV.

-

(6) Menicucci Francesco cio di Jesi inserita nel Tom. IX. Colucci pag. 170.

-DOMI

Storia degli Artefici del Massacdelle Antichità Picene dell' Ab.

(7) L'icona di quest' altare è divisa da diversi pilastri d'or dine composito, e dentro le due nicchie si collocarono le statue dei Santi Girolamo, e Giovanni Battista, e nel mezzo Nostra Donna seduta col Bambino in grembo, e nel grado diversi bassi rilievi colle storie di Sant' Antonio Abate, oltre molti ornamenti d'arabeschi, e di frutta. Questo pregevole lavoro, che non invidia le opere di Luca della Robbia segna l'epoca del 1515. Fu essa prima nella Chiesa suburbana di S. Maria delle Grazie, e quindi trasportata in quella dei PP. Cappuccini.

Arcevia ebbe in questo tempo una fabrica di majoliche, dalla quale uscirono buoni lavori tanto in statue, che in altri

2

'ર

F:

ornamenti d'altare. Ne vidi alcuni, i quali se sono di qualche rimarco per la lucentezza, e buona conservazione della materia, non corrispondono però al lavoro sopralodato dell' Agabiti ne per la finitezza, ne per la grazia ed espressione delle figure.

(8) Vi scrisse il suo nome, e tiene moltissimo dello stile

dei Crivelli.

Menicucci op. cit.

JULIANI P. MONT. FANI ORIUNDUS FAB. FACIE BAT MDXXXXV.

[ocr errors]

Tavola citata dall' Ascevolini Mem. di Fabriano Mss., ed anche da Lanzi Stor. Pitt. Tom. II. pag. 18. (10) Suppongo si trovi anche presentemente nel Convento dei Domenicani di Gubbio.

(11) Civalli Vis. triennale op. cit. inserita nel Tom. XXV. Colucci pag. 65.

Lanzi op. cit. Tom. II. pag. 39.

[ocr errors]

(12) Vi scrissero BARTOLOMMEO. ET. POMP. PATRIS, ET FILIUS. FANEN. F. MDXXXIV.

(13) La Chiesa di S. Andrea fu distrutta, ed il quadro venne trasportato a Milano.

(14) Lanzi luogo citato.

(15) Vasari Tom. IX. pag. 219.

A questo Pompeo potrebbe aggiungersi un fratello chia mato Giuliano, il quale in un suo quadro nell'unico altare della chiesa di San Tommaso di Fano dipinse nell' innanzi Gesù che rimprovera San Tommaso; più indietro con figure circa un palmo Cristo che si mostra alla Maddalena; più in lontananza quando si fece vedere ai suoi discepoli in Emaus ; e sotto Julianus Fani oriundus faciebat 1546.

Psuti

Costoro dipinsero ancora dentro il Convento di Santa Maria nuova di Fano, ed il Bartoli, che vide que' dipinti prese di questi artisti grandissima stima.

Presso Zani viene a costoro assegnato oltre il nome di Pittori, anche l'altro di Presciutti.

Ed un terzo nome credo usasse in una tavola colla ri→ surrezione di Lazzaro, ch' esiste nella Chiesa dei PP. di San Francesco di Filottrano, dove si soscrive Pompeo Morganti da

Fano.

L' epoca della detta tavola, la maniera, e diverse altre circostanze mi conducono a così conghietturare.

(16) Vi scrisse

POLIDORUS DE MASSA FECIT FIERI OPUS MDXLIX. DURANS-PING.

Questo Polidoro d' Antonio fu liberalissimo verso i Frati MM. Oss. di Massa.

(17) Si rileva da un decreto registrato a cart. 16 del lib. dei pubblici Consigli d' Ancona.

Die 19 novembris 1499 Magnifici DD. Regulatores convenerunt cum Magistro Renaldo Pictore, ut in una tabula pingeret figuram Beatae Virginis cum Filio, figuram Divi Petri et Divi Joannis Baptistae, et postea Divi Pauli, et Divi Sebastiani, cum insignibus Comunitatis Anconae, et dictorum Dominorum Regulatorum cum azzurro ultramarino, et oleo pro pretio Ducatorum Aurei quatuordecim Andrea Joannes Poli Quiriacus Joannis de Todinis Ludovicus Senili Regulatores. Nella tavola leggevasi PRIMA JANUARII MD.

-

(18) Guida d' Ancona

1821

pag. 34.

(19) Sotto, oltre il nome del pittore eravi anche l'iscrizione seguente.

Tarquinius Capizucchius S. R. E. Generalis Militum Praefectus, ob insignem rei militaris peritiam, pacis custodiam publicaeque utilitatis curam, gratiosus Pontificis, carus omnibus, civitatis Anconae optime meritus.

A quest' insigne Capitano venne anche eretto un monumento nel 1628 nella Chiesa di San Domenico d' Ancona. Saraceni. Stor, d' Ancona pag. 354.

499.

(20) Colucci. Tom. XXV. pag. 80.

Lanzi op. cit. Tom. II. pag. 135.

(21) Borghini il Riposo Ediz. di Firenze del 1730

(22) Mariotti. Lett. Pittor. Perugine pag. 211.

(23) Lanzi. op. cit. Tom. II. pag. 37.

[blocks in formation]

(24) È questa alta piedi sei, ed once tre, larga piedi tre once

una- nel grado leggesi.

HER. R. R. PIN. MDLXXI.

(25) HERCULES RAMAZZANUS ROCC. MDLXXI.
(26) Vasari al Tom. I. pag. 112. narra,

pagati trecento scudi d'oro.

(27) Lanzi. luog. cit

che gli furono

(28) In tela di piedi nove ed once quattordici d'altezza, e larga piedi cinque once undici

HERCULES RAMAZZANUS R. P. MDLXXIV.

(29) Vi scrisse HERCULES RAMAZZANUS ROCCHEN

SIS MDLXXVII.

(30) Malvasia Felsina. nella vita di Francesco Albani Part. IV. pag 223.

(31) Vi scrisse

SIS MDLXXXIX.

HERCULES RAMAZZANUS ROCCHEN

(32) Questo è colla data del 1588.

Colucci. Tom. XXI. pag. 148.

Lanzi. loc. cit.

(33) HERC. RAMAZZANUS MDLXXXIX.

(34) Vi è il nome dell'autore, e l'anno è corroso.

« PreviousContinue »