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figurò Sant' Antonio da Padova in atto d'essere accarezzato dal Bambino Gesù, che stassi ritto sù d'uno scabello. Singolare lavoro del Sassoferrato è una Vergine col Bambino dipinta in tutta la persona, che osservasi presso il munificentissimo Conte Melerio di Milano; dove oltre ad un vigoroso chiaroscuro si scopre armonia e movenza ammirabile (18). Dopo tutto questo altro non rimarrà ad avvertirsi nel Salvi, che una tal quale verisimiglianza nelle idee di queste si spesso ripetute imagini, la quale non si schiva da chi riproduce al pari di lui le tante volte il medesimo soggetto.

Lungo tratto d'una vita operosissima passò questo pittore in Roma, abitando una casa all'arco dei Pantani (19). È ch'egli in quel tempo a sollievo del suo spirito ne più ridenti mesi dell'anno si conducesse in patria, abbiamo buone ragioni per supporlo; giac chè non può essersi che in tal congiuntura da lui eseguita la bella copia d'una tavola, che si volle da alcuni di Raffaele, ma che vi fu chi la giudicò di Frate Bernardo Catalani, la quale a un tempo esistette in Sassoferrato nella Chiesa dei Cappuccini, e che in epoche a noi non remote fu altrove tradotta (20).

Se molte però non erano le di lui opere, che si avevano in Sassoferrato allorchè viveva, s'accrebbero infinitamente quando venuto a morte in Firenze (come mi si fà credere) nell'agosto 1685, i Veronici, ch' erano a lui i più stretti in parentela, divennero posseditori dei molti quadri in parte originali, ed in parte copie ch'egli teneva nel suo studio (21).

Le Suore di Santa Chiara sono quelle, a cui è presentemente affidata la custodia di oggetti sì preziosi. Non dirò di tutti, giacchè il numerarli mi condurrebbe a dilungarmi di troppo; conviene però, che alcuni ne rammenti, i quali fissarono specialmente la mia attenzione, e fra questi due tele, in cui l'autore espresse lugubre scena della deposizione di Cristo dalla Croce, ed una terza, in cui vedesi fin dove giunge il dolore d'una Madre, che perdette il miglior de' Figli vittima dell'ingratitudine degli Uomini

Di ben diversa tempra è l'imagine d' una Bersabea, le cu parti dipinse con tanta grazia, e pastosità, che difficilmeule pa

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mirarsi bellezza più di questa seducente. Ed in fine richiama ai sentimenti più dolci un'anima sensibile l'effigie di quella Vergine benedetta, la quale con modesto sorriso rimira il Bambino, che tutto si distende a porgere nelle verginali di Lei labbra un'innocente e puro bacio.

La viva imagine di questo pittore noi la vedemmo nel Chiostro delle dette Suore in una tela dipinta da lui stesso, ed ivi mostrasi nel viso qual essere doveva l'animo suo. Due occhi vivaci, un naso piuttosto largo, un corto mento, due gote alquanto rilevate, un colore rubicondo, formano l'insieme d'una fisonomia, che esprime soavità, sicuro indizio d' un' animo tranquillo, il qual' animo traspare ancora in tutte le opere, che andò disegnando durante il lungo corso di sua vita (22).

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NOTE

E DOCUMENTI.

(1) In S. Maria del piano di Sassoferrato si ha un quadro di Tarquinio Salvi alto pal. 8 onc. 3 largo once 12 colla Vergine del Rosario, varj Santi, e più Devoti. Nel gradino si legge il suo nome, oltre ex aere onorifice Cassiationorum de factis. A.. D. 1593è qui và corretta l'edizione pisana di Lanzi, dove erroneamente si scrisse 1573.

Dell' altro quadro, ch' esiste in questa medesima Chiesa colla Trinità, quantunque non siavi epigrafe veruna, oltre l'essere uniforme nella maniera, abbiamo il documento seguente, che ce ne fa certi,

cart. 190.

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A rogito di Giuliano Santarelli da Sassoferrato 1609

quod illustrissimus dominus Gasper Tirus » habeat in Ecclesia sanctae Mariae Plani Pontis de Saxofer » rato unum altare, in quo magister Tarquinius Salvius pictor » de Saxoferrato suis propriis sumptibus, et expensis, confecit unum quadrum bene dipinctum, et ornatum variis coloribus, " et ornamentis in • quo apparet depicta sanctissima Trinitas, notabilis praetii, et valoris, quod quidem altare est in dicta » ecclesia prope altare d. d. de Piersantis, et denominatur L'altare della Trinità; valens dictus Gasper Tirus reco» gnoscere bonam fidem ipsius magistri Tarquinii, qui suis pro» priis sumptibus, et expensis complevit etc.

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In compenso il detto Tiro diede il possesso dell' indicata cappella con tutti i privilegj, ed onori per la metà in perpetuo al sunnominato Tarquinio Salvi.

Nel Claustro de' PP. Minori Osservanti di Sassoferrato sono dipinte nelle lunette parecchie storie di San Francesco, le quali sentono moltissimo del gusto, e dello stile di Tarquinio. Fu rono queste pitture eseguite a spesa di parecchi cittadini di Sassoferrato, dei quali veggonsi sottoposti gli steinmi.

Nel testamento di Pietro Ambrasini (rogito di Pompilio Arcangeli del 1596 Archiv. Com Repert. car. 22.) si legge un lascito di cento scudi pro faciendis, et dipingendis misterus Divi Francisci, in lodiis Claustri dictae ecclesiae sanctae Mariae Pacis.

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Di Francesco figlio anch'esso d'un Silvestro Salvi, fratello di Tarquinio si sà dagli atti notarili di Muzio Realacci,

che presa in Moglie una Caterina figliuola di Francesco Dionisi, cambiò il nome di Salvi in quello di Guerini, senza sapersene la cagione.

Da un Istromento di Pompilio Arcangeli s'impara, che questo Guerini contrattò coi Confrati del nome di Dio la dipintura quadro il 3 novembre del 1618.

Dal libro delle bollette comunali del 1584 si desume che fossero pagati a costui giuli nove per rinfrescare i ritratti, che tuttora si vedono nella sala municipale, di Bartolo -del cardinale Oliya, di Niccolò Perotto Arcivescovo Sepontino, e di Giovanni 4 Lorenzo Chinerghi Medico dottissimo, tutti illustri Sassoferratesi.

(2) Lettere Pittoriche (edizione Milanese del Silvestri 1822) Tom. V. pag. 387. Lettera 194 di Mons. Bottari a Gio: Batt: Ponfredi.

(3) Almanacco pittorico. Anno I. Firenze 1792 pag. 140. Vedi Bartoli Francesco Le pitture, architetture, e scul=,ture della Città di Rovigo. Venezia 1793 a pag. 300, dove validamente combatte l'opinione dell'autore del suddetto almanacco (4) Lettere pittoriche citate Tom. V. pag. 144 del Conte Giacomo Carrara.

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Lanzi. Stor. Pit. Tom. II. pag. 175.

Oltre la copia indicata, ve ne ha un' altra nella Chiesa di San Francesco eseguita dal Cav. D' Arpino, che lo Scaramuccia nel suo libro della finezza de' pennelli italiani loda all' infinito. Bellissima è parimente la copia, che fecesi dal Salvi del i ritratto di Giovanna d'Aragona, il cui originale è del Sanzio. Esiste ora si pregevole copia del Salvi nella Real Galleria di Berlino,

(7) Vedi descrizione della Galleria Doria di Roma 1823 pag. 114.

Lettere pitt. loc. cit.

Plinio Lib. XXXV. cart. 10.

(10) Filostrato

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(11) Senaca Rhet. Lib. X.

(12) Lettere Pitt. e Stor. Pittorica loc. cit.

(13) Di questo dipinto si sono fatte moltissime copie, e varie incisioni. Una ne fece il Sig. Marcantonio Merghen fratello di Raffaele, ed un'altra ne uscì nel 1833 opera del Fiorentino Luigi Bardi calcografo ducale.

244.

(14) Catalogo della Galleria di Dresda Dresda 1822 pag.

(15) Waagen G. F. Verzeichnis der Gemälde Sammlung des Königlichen Museum an Berlin. Berlin. 1830 pag. .108.

Un' altro quadretto del Salvi viene indicato in questa guida, il quale dicesi rappresenti un San Giuseppe, che tiene fra le braccia il Bambino.

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(16) Di questa uscì un' incisione nel 1831 lavoro di Michele Bisi.

(17) Descrizione della Galleria Melzi di Milano. Il quadro per l'impiedi di metri 6 pol. 3 misura di braccia mi

lanesi.

(18) Caselli Abate Giuseppe. Nuovo ritratto di Milano in riguardo alle belle arti Milano pel Sanzogno 1827 pag. 92.

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(19) Così dicesi in un Mss. comunicatomi dal Sig. Francesco Ferretti di Sassoferrato, diligente indagatore di tutte quelle notizie, che tendono ad una maggiore illustrazione della sua patria. (20) Vedi Pungileoni Elogio di Raffaele Sanzio 1829 pag. 92.

Urbino

Di questo quadro si ha una piccola stampa non ve duta da Lanzi. Ne fece anche una bellissima miniatura il Monaco Camaldolese Appollonio Tucchi Urbinate, la quale era gelosamen te custodita da Monsig. Berioli Arcivescovo d'Urhino.

Questa tavola da molti supposta di Raffaele pervenne ai Padri Cappuccini (il di cui Convento fu aperto in Sassoferrato nel 1577) stante un deposito, che ne fecero i Bentivogli, i quali ad oggetto di conciliare un litigio nato frà due fratelli di questa famiglia a chi di loro dovesse appartenere il menzionato quadro, divisarono di consegnarlo ai Padri Cappuccini, finchè da un ar bitro si fossero vedute le ragioni d' ambidue; ma il fatto si fu, che il detto dipinto rimase presso que' Frati fino al giorno 23 di luglio del 1810.

Il non conoscersi ove questa tavola presentemente es sta, non ci permette di poterne pronunciare giudizio alcuno. Favorevole conghiettura per dirla di Raffaele contro il parere del Pungileoni, potrebb' essere il sapersi, che ne primi anni del Secolo XVI. occupava la Luogotenenza d'Urbino un Bentivoglio Bentivogli di Sassoferrato, il quale avrebbe potuto facilmente ottenere dal Sanzio in quell'epoca un di lui lavoro.

(21) La Sig. Agnese Veronici fu l'ultim, che godette dell'eredità di Salvi. Istitui questa nel suo testamento un Beneficio ecclesiastico, nominando Rettore il Sig. D. Giovanni Cesaretti, che ne prese possesso subito avvenuta la morte della Testatrice, e così restò possessore di parecchi quadri di mano di Giovanni Battista Salvi. Essendosi in progresso reso inabile per causa di salute il medesimo Don Giovanni, si prese il partito di i detti quadri in via di deposito presso le Suore di Santa Chiara.

porre

Possiede del Salvi la principal Chiesa di Sassoferrato una graziosa imagine della Vergine, lasciatagli da una Filippa Veronici nel 1787. Tre Madonne del medesimo furono in casa Bonnani di Sassoferrato. Due ve ne sono ancora 1 la terza passò in mano della S. M. di Papa Leone XII. È a ricordarsi un bel ritratto d'una Villica Frascatana dipinto dal Salvi, che rimaneva presso

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