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ornamenti della cappella non danno motivo a lodarlo, e tale sembra che fosse il pubblico giudizio, subitoche al di lui quadro fu sostituito l'altro colla Maddalena del Canuti (40).

Non può dirsi, che avesse più fortuna del Novelli Antonio Sarti da Jesi, allorchè condottosi in Bologna tentò d'apprendervi un nuovo modo di disegnare, e di colorire. Aveva nella sua gioventù atteso ad imitare i Barocceschi, ed in tale imitazione proseguì anche senza volerlo. Le cose, che fece prima di partire dalla patria, sono preferibili alle seconde, vedendosi in esse un seguace del Baroccio, che cerca di stabilire viemmaggiormente il suo stile. Il quadro col San Francesco di Paola nella chiesa dei Minimi di Jesi conferma la mia opinione. Espressivo nella testa del Santo, e nel ritratto dell'ordinatore Baldassarre Galvani pel resto è debole nel colorito, e non si vede bastante diligenza ne contorni; mancamento, che come altrove notai, era purtroppo comune in molti compagni del Sarti. Lodossi dal Baldassini (41) il suo quadro colla circoncisione nella Collegiata della terra del Massaccio, ma si può dire di quello ciò che affermasi di questo. Quanto ave va raccolto dal suo trattenimento nella scuola Bolognese mise tutto in opera, con poco successo, nella Basilica di Loreto, dipingendo in una delle Cappelle in tre diversi comparti la discesa della manna, il sagrifizio d'Isacco, e Mosè, che al tocco della verga fa scaturire l'acqua dalla pietra. Volle tentarvi il risoluto, ed il forte de' Guercineschi, ma effetto non lo favori, percui furono con poco danno cancellati quei dipinti, allorchè si ridusse a miglior forma la cappella collocandovi il mosaico con l'ultima cena di Cristo tolto dall' originale di Monsieur Vovet (42).

Vedesi da questa storica relazione quali si furono i mezzi, che influirono a rendere anche nella Marca d'Ancona profittevole la riforma dei Caracci, la quale avrebbe qui avuta una più lunga esistenza se si fossero mantenuti i nostri pittori nella via, che avevano incominciato a battere; ma seguendo lo spirito di novità -sì comune negli uomini fornirono senz' avvedersi i mezzi a quella decadenza, ch'ebbe luogo specialmente col compirsi del secolo attuale.

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(1) Il cognome di Mancini lo lessi in una carta, dove si descrivono i quadri, ch' esistevano nella Chiesa dei Pad, Cappuccini di Macerata prima che questa s'incendiasse, e questa carta si conserva nell' Archivio del detto Convento. Non è a tacersi, che in altro Mss. lo vidi chiamato anche Ricci, ma sembra più verosimile 2 quanto si dice nella menzionata carta, poichè avendo lavorato Giuseppino per la Chiesa dei Cappuccini non poteva essere ignoto que' Padri il di lui vero nome.

10%

(2) Eravi l'epigrafe

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JOSEPH. MA. MDCXXX. FACIEBAT. (3) Lanzi. Stor. Pitt. Tom. II. pag. 177.

Lanzi. Op. cit. Tom. II pag. 170.

Colucci. Antich. Pic. Tom. XXIII. pag. 67.

(5) Dai libri dei Consigli di Macerata si rileva, che Sforza Compagnoni fu frà i Riformatori della Città nel 1647 ed ebbe altresi parecchi onorevoli incarichi.

Lanzi. Op. cit. Tom. II. pag. 170.

Malvasia. Felsina pittrice. Tom. II. e Part. IV. pag. 131 Da un disegno ov'è figurata una femmina in piedi, scorsi unicamente qualche cosa, che al modo di Guido assomiglia: sotto al medesimo il Compagnoni scrisse il proprio nome.

(8) Oretti. Mss. esistenti nella biblioteca Ercolani di Bologna. Compognoni. Storia della Chiesa Osimana ec.

In una carta, ove rappresentò una donna con corona in capo seduta fra due putti, imità anche Anibale. Le forme v' appariscono grandiose, e le pieghe de' panni assai larghe.

(9) Calvi. Notizie della vita del Guercino car. 98, dove per

equivoco si dice esistere nella Chiesa del Rosario.

(10) Fu dipinto anche dal Compagnoni il Teatro, che s' esponeva per le quarant' ore nella Cattedrale di Macerata, e vi operò con esso il Boniforti.

(11) La morte di quest' artista avvenne il di 26 marzo del 1649. Nel Testamento rogato dal Notajo Maceratese Giuseppe Massi stabili Erede universale il Collegio de' Pad. della Compagnia di Gesù di Macerata, determinando che parte della sua eredità fosse impiegata nell'edificazione della Cappella della Madonna di Loreto nella loro Chiesa di San Giovanni. Lasciò al Vescovo di

Macerata un suo quadretto con un San Pietro. Al Governatore della Città un dipinto con quattro Angioletti, che cantano tenenti

fra le mani un libro di musica. A Mons. Panici Vescovo di Recanati e Loreto una sua tela colla Madonna, il Bambino, e San Giuseppe, San Giovanni Battista, e Sant' Anna.

All' Abate Panici di Macerata una Madonna col Bambino, e Santa Caterina genuflessa dinanzi.

È terminata la serie dei legati soggiunge. - Voglio che al Sig. Antonio Ricci si restituisca un quadro, nel quale io co» minciai a dipingere il ritratto della Sig. Margarita sua figliuola, e perchè io per le diverse occupazioni non ho potuto compirlo, dispongo e voglio, ch' egli lo faccia compire in Roma dal Sig. » Andrea Camassei da Bevagna, quale sò, che per amor mio lo farà a spese però della mia eredità ec.

Questo ritratto esiste ancora presso di me. (12) Malvasia. Fels. Pit. Tom. II. pag. 271. (13) Notice de Tableaux exposes dans la Galerie du Musee Paris 1818. pag. 155 N. 805.

Royal

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In altr' edizione. Parigi 1830 a pag. 151.

(14) Catalogo di quadri appartenenti a Giuseppe Vallardi, dallo stesso descritti, ed illustrati ec. - Milano 1830 pag. 94 N. 239. (15) Lettera scritta dal Sig. N. N. all' Illmo, e Rmo Mons. D. Girolamo Buoncompagni Arcivescovo di Bologna ec., nella quale gli si dà relazione d'alcune delle molte, e dignissime opere fatte in Bologna per ordine dell' Emo, e Rmo Sig. Card, Girolamo Farnese Legato ec. Bologna in 4 senza numeri di cartolazione.

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....

Tale lavoro vien' anche ricordato nelle Guide di Bologna, cominciando dalla prima del Malvasia pubblicata l'anno 1686. Narra il Bartoli (Mss. esistenti nella Bib. Silvestri di Rovigo) che il Bonini dipingesse anche le Sante Caterina, ed Orsola laterali al quadro, che l'Albani espose nel maggior altare della chiesa di Santa Teresa di Fano, dov'era M. V. che pone un monile al collo di Santa Teresa alla presenza di San Giuseppe.

(16) Questo ritratto come avverte il Malvasia al Tom. II. della Felsina pag. 283. fu di proprietà di Carlo Cignani.

Ebbe il Bonini in Bologna qualche discepolo, frà i quali Benedetto Dal-Buono da Lugo, così dicendosi nella biografia, che di questo pittore pubbicò l'Editore del Giornale Tiberino. (Roma 15 febbrajo 1834 N. 5).

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Mss. del

(17) Distinto ragguaglio delle pitture, ehe si trovano in Ur bino si in pubblico, che in privato descritte da Michelangelo Dolci Proff. di pittura, ed Accademico Clementino 1775 esistente presso il Rio P. Luigi Pungileoni Min. Conv. (18) Guida d' Ancona pag, 7.

Lanzi op. cit. Tom. V. pag. 125.

(19) Bianconi. Guida di Bologna 1816 pag. 136, ed il medesimo cita ancora il quadro esistente in San Vitale a pag.

31.

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(20) Oretti Mss...citati.

(21) Debbo alla cortesia del Rev. Padre Luigi Pungileoni Min. Conventuale residente nel Convento dei SS. Apostoli di Roma l'avermi permesso di copiare la lettera, che qui trascrivo.

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» Due giorni sono io mandai in una cassettina il quadro di Diogene benissimo condizionato al Sig. Dott. Felice Monaldi, che però a quest? ora sarà ricevuto dal medesimo per mandato di mano di V. Ecc. Il quadro è involto nella carta saponata, e quando arriverà potrà svilupparlo diligentemente, e se a sorte in qualche loco fosse offeso dalla carta insaponata potrà lavarlo ove sarà sporco con acqua chiara con una spunga pulita, e se a sorte fosse attaccata la carta potrà con lesia chiara sopra della carta, e lasciarla una buona ora. Questo lo avviso a V. E., e quando il quadro sarà tirato sopra telaro potrà farci dare una mano di chiara d'ovo benissimo sbattuta, e colata in un panno sottilissimo, e darla al quadro si manterrà benissimo per sempre. Mi rimetto alla benignità di V. E. circa al prezzo, se gli pare eccessivo mi contento di cinquanta scudi come credo ne sia stato ragguagliato dall' Illmo Mons. Eyto. Spero, che questo quadro m' avrà aperta la strada alla servitù che professo eternamente all' E. V., e se mi comanderà goderò in estremo di adoprare quel poco di talento, che il Signore mi favorisce, in suo servigio, mentre resto con inchinarmi facendole profonda

⚫ reverenza.

Ancona 12 Luglio 1664. Giovanni Peruzzini

e

La descrizione di questo quadro fatta dallo stesso Peruzzini si trova in altra sua esistente anch'essa presso il lodato Padre Pungileoni, scritta li 4 giugno del 1664, ed ivi si dice.

Il quadro è dell' altezza di braccia quattro e mezzo, e largo in proporzione dell' altezza. Ha poche figure come il naturale. Vè Alessandro Magno parlante con Diogene con arnesi filosofici, ed è Alessandro dipinto da suo pari maestoso, armato di corazza d'azzurro finissimo, assistito da Aristotile, et altri, con finissimo paese deserto per là presentare il luogo, ove abitava questo filosofo ; con motti ne libri del filosofo concernenti povertà. Vi ho rappresentato il Diogene colle parti dell'ignudo, per giuocare gagliardemente colla carne delle spalle, braccia, mani, e piedi involto in una schiavina con un libraccio > in mano, che arditamente parla con Alessandro. Alessandro in piedi, che seco discorre. Non stò a tediare V. E. in descrivere gli avvertimenti dell'arte, come di forza, delicatezza cc.

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la sua

7

Circa il prezzo mi rimetto a V. E. párendomi dovermi onorare di ducatoni d'argento papali sessanta.

In altra sua consecutiva del 21 mese di luglio lo rag guaglia che il quadro fu esposto sopra porta principale di Mons. Eyto il giorno del Corpus Domini con universalissimo applauso. (22) Cosi avverte il Lanzi nel Tom. V. pag. 377.

(23) Bartoli Francesco. Notizia delle pitture, sculture, ed architetture, che ornano le Chiese, e gli altri luoghi pubblici di tutte le più rinomate Città d'Italia, e di non poche terre, castella, e ville, e d'alcuni rispettivi distretti Venezia 1776 Tom. I. pag. 23 25 30 48.

-

Il Conte Cicognara nel suo catalogo di libri d'arte nota quest' opera come stesa da un diligente amatore in ristrettissima forma pag. 260. N. 4133.

pag

(24) Bartoli. op. cit. Tom. I. pag. 115 e Tom. II. 18. (25) Cittadella. Catalogo istorico dei pittori, e scultori Ferraresi, e delle opere loro, con in fine un' esatta nota delle più celebri pitture delle Chiese di Ferrara Ferrara 1783 Tom. IV. pag. 115.

T

(26) Santagostini Agostino, e Giacinto Fratelli. Catalogo delle insigni pitture, che stanno esposte in Milano in publico -Milano 1747 pag 158.

9

Bianconi Carlo Guida di Milano 1787 pag. 187 Orlandi Abec. Pit. pag. 217.

(27) Lanzi ( Tom. V. pag. 124. )

L'Ascoso Accademico Gelato nelle sue pitture di Bologna a pag. 81, e pag. 272) e Girolamo Bianconi nella sua Guida di Bologna ( pag. 66 e 301) si fanno a sostenere, non avere Giovanni avuti mai fratelli, quando al contrario il Becci (Catalogo delle pitture di Pesaro pag. 65) fa conoscere essere vissuto nello stesso tempo anche Domenico pittore, che teneva uno stile ben diverso da quello del Fratello.

tolata

opera

inti

In un intaglio all'acqua forte, in fronte all'
Lettere in varj generi a Principi, ed altri del Conte

-

vi si vede

Prospero Bonarelli della Rovere Bologna per Niccolò Tibaldi, ad istanza degli Eredi d' Evangelista Dozza scritto a piedi Domenico Peruzzini delin., ed inc. 1636. Come presso il Sig. Evasio Gatti medico primario in Macerata vidi una stampa ben composta con una sacra famiglia, oltre diversi Santi dell'ordine Serafico, con l' epigrafe

Ancon. 1661.

(28) Guida d' Ancona pag. 2.

Bartoli Mss. citati.

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Dominicus Peruzzini

(29) Lanzi op. cit. Tom. V. pag. 126, dove aggiunge che lavorasse particolarmente in Roma.

(30) Cinelli Calboli Giovanni Patrizio Forlivese, e Fiorentino.

31

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