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le inclinazioni dei Padri ai Figliuoli ed ai Nepoti trapassano. Non sempre però il merito, ed il valore dei primi pareggiano i secondi; giacchè usciti i Figliuoli da quell' età, in cui è docile l'animo, come sono delicate e flessibili le membra, molto facilmente deviano dalle primitive istituzioni, per darsi invece a trattare la loro professione secondo la moda, abbandonando i precetti, ed innalzarono la scienza, o l'arte, a cui si

che mantennero,

sono dedicati.

Convinto Sebastiano Ghezzi da Comunanza presso Ascoli di questa verità, pose in opera ogni cura, perchè educando nell'arte del dipingere il di lui figliuolo Giuseppe, non si scostasse da quei principj, che andava insinuandogli, e che esso aveva appreso alla scuola di Giovanni Francesco Barbieri detto il Guercino da Cento, e che meritato gli avevono le maggiori lodi (1). Le parole del padre muovevano facilmente l'animo di Giuseppe, giacchè essendo il primo ben' istrutto non solo nel dipingere, ma anche in scienze non assolutamente necessarie alla sua professione, non gli mancava maniera di ridurre ad evidenza quanto veniva annunziando; fa duopo infatti, che i maestri abbiano tanto di criterio e di sapere da soddisfare la voglia de' discepoli, mentre questi sogliono sempre addimandare la ragione di ciò che viene loro insegnato.

Non sono molti i lavori, che di Sebastiano si hanno in provincia, sebbene il di lui figliuolo Giuseppe, notiziando il Padre

Pellegrino Orlandi di quanto avesse operato nell' arte il Padre suo, ricordi aver' esso ottenuto nella Marca molte commissioni; ciò mi fa supporre, che apprezzate, com'erano le di lui opere si siano o vendute, o altrove trasportate (2). A mostrare però il valore di Sebastiano è sufficiente a di nostri la tela colla predicazione di San Giovanni Battista, esposta tuttora nella Collegiata della terra di Santa Vittoria; apparisce questa mirabile per l'effetto, il quale più che da ogn' altra cosa deriva da una giusta, ed accordata distribuzione delle oibre, e dei lumi, esclusi quei contraposti violenti, che danneggiano il merito d' alquanti quadri moderni: la natura procede per gradi, e non a sbalzi, e la più bell'arte è quella di far sì che l'arte non apparisca. Intese il Ghezzi tale verità al pari de' più rinomati dipintori de' suoi tempi, ed oltre averla spiegata nel lodato quadro, confermolla nell' altro, che mi vien detto, esponesse nella Chiesa maggiore della sua Terra natale, dove figurò la Vergine seduta sulla Casa Lauretana, a cui aggiunse graziosi Angioletti a fargli

gorona.

Ascoli ebbe pure di questo suo Concittadino non dubbie prove del di lui merito nelle storie di San Domenico dipinte nel 1613 nel Chiostro dei Frati di quest' ordine, alle quali aggiunse il proprio ritratto. Sono però quelle opere si malconce, che possiamo dirle quasi perdute (3).

Il lungo vivere, che fece Sebastiano patria e ne luoghi vicini, farebbe supporre, che la sua virtù vi rimanesse, nascosta, e che a meno di pochi Scrittori Municipali non fosse stato noto alla Capitale mentre viveva, come niuno, lui morto, avesse cercato di mantenerne la fama. Ma la cosa andò ben diversamente, poichè uditosi da Papa Urbano VIII. quanto il Ghezzi valesse non solo nel dipingere, ma anche nelle architettoniche civili e militari discipline, lo destinò a visitare le fortificazioni dello Stato Pontificio, ingiungendogli di farlo avvertito della loro attuale situazione, e di proporre nel tempo stesso, ove occorresse, i modi per rendere sempre più forti ed inespugnabili i suoi possedimenti. La buona riuscita di questa commissione gli aprì la via a sempre nuove

ed interessanti intraprese, percuì avendo a servire in appresso il Re di Portogallo in qualità d'Architetto civile e militare n'ebbe larghissimi premj, e fu anche onorato dell'ordine di Cristo, estendendo il Rè un tal titolo ai di lui Figliuoli e Nepoti (4). Dopo il fin qui narrato, crederebbe ognuno, che soddisfatto l'animo di Sebastiano per gli onori ricevuti, e reso anche pe' mezzi dovizioso dovesse godere tranquillamente gli acquistati beneficj; ma al contrario, messi da banda gli studj delle arti, si confuse nel numero di coloro, che imaginavano tesori e ricchezze nelle fole misteriose dell'alchimia, ed in tal guisa ben presto fece getto dei molti suoi averi, e lasciò nel fine della vita poco buona opinione di se (5).

L'abbandono dell' esercizio delle arti, a cui erasi condotto Sebastiano per si strana sostituzione, produsse, che anche il figliuolo nè seguisse quasi l'esempio; imperocchè venuto a morte il Padre, e trovatosi sprovisto di beni di fortuna, risolvette di condursi alla Città di Fermo per ivi istruirsi nella giurisprudenza, attendendo da questa un' onorevole sostentamento. Ma siccome le prime inclinazioni sono quelle, che più facilmente s'insinuano 1 così non potette a lungo rimanersi in tale proponi mento, e tornò di nuovo a maneggiare il pennello, chiamatovi da un genio, a cui ogni contraria riflessione non poteva fraporre contrasto. A tale avviso lo confortò anche un Lorenzo Primari da Fermo, che al dire del medesimo Ghezzi, frà pittori della provincia godeva allora fama maggiore. E noi vi presteremo fede, mancanti come siamo di lavori conosciuti, che ne confermino l'oppinione. Lanzi ascrive al Primari una tavola con Santa Catarina nella Chiesa de' Minoriti di Fermo, ma se Lorenzino fu realmente Maestro al Ghezzi, non può quel dipinto essere suo, mostrando una maniera molto anteriore a quell' età (6). Non lo era similmente una tela con San Francesco di Sales in atto di ricevere done da San Francesco di Paola, che Domenico Maggiori descrive come a suoi giorni esistente nella demolita Chiesa dei Pad. Minimi, conoscendosene l'invenzione del Chiari, oltre la carta, che ne incise Thiboust (7).

Tom. II.

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cor

Fu ben facile al Primari di ricondurre il Ghezzi nell'abbandonata via, giacchè ottimi erano i principj, che aveva esso derivati dal Padre, ed il trasporto, che mostrava per l'arte, prometteva sempre maggiori avanzamenti. I primi saggi che diede, io li considero nei lavori lasciati in Ascoli, e la tela con una sacra Famiglia tuttora esistente nella Chiesa di Sant' Angelo Magno me lo dimostra in sul principio inclinato a seguire la maniera dei Procaccini, scorgendo in essa una grandiosità d'invenzione, non disgiunta da gran forza di colorito condotto con bravura di pennello. Meglio poi questo suo genio apparisce nei dipinti a buon fresco, lasciò in una sala della Famiglia Lenti, ed in una lunetta dell'Oratorio del Corpus Domini, dov'espresse la Vergine assunta, lavoro, che ha oggi assai sofferto per la cattiva sua esposizione (8).

che

Lanzi, e Cantalamessa dissero di Sebastiano una tela, che hanno nella loro Chiesa gli Agostiniani Scalzi di Monte San Martino, ma io tenendomi a quanto ne avvisa Colucci, a Giuseppe piutosto l'ascríssi, scorgendovi quella vivacità e lucentezza di tinte non praticata dal Padre per l'uso che tenne di dipingere quasi sempre di macchia. Semplicissimo è il soggetto di questo quadro, non essendovi che la figura di San Francesco, che bacia il piede al Bambino situato in grembo alla Divina Madre; ma col trattarlo con tanta grandiosità di contorni, con si precisa correzione di disegno, e vivacità di colorito ottenne, che quest' opera ad ogn'altra, che lasciò in provincia, fosse da anteporsi, non potendosi più considerare, ( giacchè perduta ) l'altra tela, che nel tempo medesimo dipinse per questa Terra nella soppressa chiesa di Santa Maria del Pozzo, e della quale fà parimente parola Colucci (9).

Resosi Giuseppe sempre più perito nell'arte conobbe, che il suo genio non poteva rimanersi ristretto in provincia, e perciò « guendo anche il consiglio del Maestro risolvette di trasferirsi a Ro dove appena giunto s'avvide non poter ottenere fortuna, se non seguendo la maniera, che allora vi dominava ;

ma

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pose quindi impegno di riuscirvi portollo tant' innanzi da caricare qualche volta il carattere del nuovo

esso pure nel numero dei Cortoneschi, e

Maestro. Verificossi pertanto anche per costui, che la moda fa dimenticare i più ragionevoli precetti, e trasforma, può dirsi, le migliori e più sane idee nei voli della sempre fervida fantasia.

e

Ad ogni modo così operando diede nel genio ai Romani, le sue opere servirono ad ornamento di molte Chiese, e Palazzi, non rimanendo per altro della maggior parte, che la sola memoria nelle antiche guide di Roma, giacchè nel concorso di tanti artefici furono alle tele del Ghezzi o sostituite opere più moderne, 0 con sano consiglio vi si collocarono dei quadri, i quali per la loro eccellenza non temono di perdere di valore e di credito a qualunque moderno confronto che ad essi si contraponga. A convincere che lo stile del Ghezzi era assai migliore appena uscito di provincia, di quello lo fosse dopo alcun tempo da che in Roma si rimaneva, noi presentiamo agli amatori i quadri dipinti per la Chiesa del Suffragio, e che furono i primi saggi, ch' espose nella Capitale. Si vedono in quelle tele gli studj, che aveva fatto sotto del Padre, al quale per confermarvelo era stato sostituito nel Magistero Lorenzo Primari. Solito a dipingere, siccome aveva ap→ alcune volte anch'esso di macchia, non potette così presto adattarsi a schivare le ombre forti, ed usare con frequenza le mezze tinte, e a stabilire ne suoi quadri quella gradazione artifi→ ciosa, la quale al dire di Lanzi era tanto nota al Cortona, che sopra le nuvole faceva comparire la vastità degli spazj aerei. La volontà però d'imitare questo pittore, che sedeva allora invento⇒ re, e principe di un nuovo stile, fece sì, che tanto ad esso s'avvicinasse nelle lodate tele, come in un quadro con una Pietà seguita per la Chiesa di San Salvatore in Lauro, che per opere di Pietro potrebbero essere tolte (10). Non saprei qui ben spiegare, e tale cambiamento nel dipingere procedesse in lui dall' essersi oll'andare del tempo convinto, esser quella maniera preferibile lle altre, o pure se cosi operasse per meglio stabilire la sua forma, al favore della quale molti soltanto attendendo, a questa acrificano alcuna volta i migliori sentimenti dell'animo. Io non forrò accusare il Ghezzi d'essere anch'esso entrato a far parte

preso,

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