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Austriache Milizie. Le opere, che più lo distinsero, sono le fortificazioni di Josephstadt in Boemia, la pianta, e il prospetto di Belgrado, piazza da lui prima danneggiata colle batterie erette sulla punta della Sava, e quindi presa d'assalto nei suborghi, dov' entrò alla testa della prima schiera da lui animosamente guidata. Mori Generale maggiore il 12 novembre del 1818, mentre comandava l'esercito a Teresicustadt nella Boemia (27).

NOTE

E DOCUMENTI.

via

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(1) Abbondanzieri. Le scienze, e le arti ravvivate in ArceJesi 1752 pag. 157.

di Jesi.

Questo palazzo appartiene ora alla nobil famiglia Pianetti

Il Mannelli esercitò anche la dipintura, come fu già avvertito in un de' capitoli precedenti.

Guida d' Ancona

(3) Da un Mss.

pag. 107.

Ebbe anche nome di buon' agronomo, e venne ascritto all'accademia dei Georgofili di Cortona.

(4) Parla di quest' edifizio il Cochin (Voyage ec. Tom. I.

pag. 96) ed al Grosley parve anzi

un chet

d'ouvre en ce

genre noveau memoires, ou observations ec. Tom. II. pag. 160. (5) Vita dell' Architetto Luigi Vanvitelli scritta da Luigi Vanvitelli di lui nepote Napoli 1823. (6) Da un Mss.

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Zani. Enciclop. Met. Tom. III. Part. I. pag. 146.

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(7) Pierfrancesco Palmucci nacque da Gaetano, e da Volunnia Pellicani Dama Maceratese. Educato negli studj in patria, passò in Roma dove dedicandosi alla giurisprudenza ottene la laurea dottorale nell'anno 1719. Fu quindi eletto giudice nel Tribunale di Perugia. Dopo alcun tempo richiamato da proprj Cittadini ritornò in Macerata, assumendo l'incarico di Professore di Jus Canonico, e Civile. Questi gravi studj veniva interrompendo coll' essercitarsi nelle belle arti, nelle quali divenne peritissimo. Avanzato negli anni se ne morì correndo l'anno 1780.

(8) Santini. Stor. dei mat. Pic.

pag. 46.

Questi fu anche Generale del suo ordine, ed infinita fu la stima, che gli meritarono le sue virtù. I Mss. relativi ai suoi studj architettonici si conservavono in Serra S. Quirico nell' Archivio del Monastero Silvestrino.

(9) Colucci. Antich. Pic. Tom. XVII. pag. 20.

Storia della Congregazione di San Filippo di Ripatranzo

ne redatta nel 1725 Capit. XII. Mss.

Catalani Mss. citat.

Lucio Bonomi nacque il 25 novembre del 1669; e cessò di vivere il 20 aprile 1759. Si sa, che oltre l'architettura, coltivi con lode le buone lettere, e la poesia.

(10) Orsini. Guid. d' Ascoli pag. 237 238.

Cantalamessa op. cit. pag. 220.

Il Cicala morì il 29 decembre del 1727, come si raccoglie dai registri necrologici della Parrocchia di S. Andrea.

(11) Vita di Sebastiano Giuseppe di Carvalho March. di Pombal ec. Ministro del Rè di Portogallo Giuseppe I. 1781. Tom. II. pag. 111.

(12) Memorie Mss.

Effemeridi Romane.

(13) H. S. E. JOANNES ANTINORIUS | CIVIS CAMERS D. N. PII VI. ARCHIT. | QUEM. URBS. AB. ADOLESCENTIA | ARTIBUS. EXCULTUM | ET LUSITANIÆ CONCESSUM MAGNIS. OPERIBUS. CLARUM | LÆTA RECEPIT VIXIT. ANN. LVIII | INTIGER. INTEGROS | DEC. VIII. KAL. JUL. AN. MDCCLXXXXII. | LIGNIS. BASIBUSQ. AREÆ QUIRINALIS | MIRO. AUSU | A FRONTE REFLEXIS | ET URBE. OBELISCIS. TRIBUS. ORNATA | ORDO CAMERTIUM | CIVI. OPTIME MERITO | HONORIS. PIETATISQ. CAUSA | FAC. CUR.

(14) Belli Salvatore Segretario dell' Accademia di S. Luca. Biografia di Pasquale Belli Architetto Romano Roma 1834. (15) Furono rinovate con disegno di Francesco Ciaraffoni in Ancona la chiesa dei Padri Carmelitani, quella dei Padri Minimi di San Francesco di Paola, e l' altra del Sagramento.

Si ricostruì parimente da quest' Architetto quella di San Francesco della terra di Cammerano.

(16) Dilucidazione dei fatti, risposte, ed alcune critiche

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e pareri intorno al Teatro di Jesi, detto della Concordia, incominciato a fabbricarsi nel 1790 - Venezia per Giacomo Storti 1805 Opusc.

(17) Nel 1660 erasi per la prima volta eretto un Teatro di legno in Macerata, il quale venne dedicato a Monsig. Franciotti Preside della Provincia, percui portava il nome del Prelato. Dopo parecchi anni s'imaginò di riedificarne uno nuovo, e si fu in forse sul luogo. Alla perfine prevalse il parere di quelli che il volevano nella piazza maggiore. Ai 3 di decembre del 1767 si ebbe il disegno, che spedi Francesco Bibiena, le cui idee furono poi alquanto modificate dal Morelli in occasione, che qui si condusse per la fabbrica del Duomo.

La necessità di ridurlo meno incomodo e più decoroso è già stata riconosciuta dai Compatroni del medesimo, e ci lusinghiamo di vederla quanto prima verificata.

I Maceratesi al par degli antichi popoli, rivolsero mai sempre le loro maggiori cure a rendere magnifiche, per quanto da essi potevasi, le opere pubbliche, ed un esempio il presentarono nell' erezione di uno Sferisterio, per la di cui edificazione da molti azionisti vennero impiegate somme considerevoli.

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Trattandosi esser questa una di quelle moli, il cui disegno è d'artefice vivente, non ci è permesso di farne memoria che in questo luogo, onde non dipartirci dall' assunto di parlar di chi vivendo ancora, ha d'uopo d' ottenere giudizio del di lui valore nella ventura età.

A far conoscere un genere d' edifizio originalissimo, qual'è lo Sferisterio di Macerata, crediamo far cosa grata ai nostri leggitori, riproducendo per intero la descrizione, e la speci ficazione degli usi, cui è destinata questa fabbrica ( Firenze pei tipi del Magheri nel 1828.

DESCRIZIONE DELLO SFERISTERIO

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Dalla necessità di apprestare un luogo opportuno al giuoco del Pallone, del quale è oltre modo vaga quella città, nacque pensiere di costruire in Macerata un'edifizio acconcio insieme alla caccia de' Tori, alla Scherma, alla Cavallerizza, alla Picca, a tutti insomma gli esercizi ginnastici, e che al pari del magnifico Anfiteatro Corea con fuochi d'artifizio, e con notturne illuminazioni ricreasse la pubblica festività con variati spettacoli. Fu que sto generalmente accolto con grande ardore, talchè v'ehbero tosto de' generosi, i quali insieme convennero della spesa, e con solenne pompa gittossene la prima pietra co' nomi incisi in metallo degli Azionisti, e dell'Architetto. Ma non era sorto di terra pochi piedi il muro d'appoggio, che restò fermo il lavoro per nuove osservazioni, che astrinsero a cangiar piano, e deputarne l'esecuzione ed altro architetto, che si avvenne ad essere il giovane Ireneo Aleandri di Sanseverino, allievo del chiarissimo Cay. Raffaello Stern Romano. S' era, come si è detto, deliberato, che dovesse lo Sferisterio servire ad ogni esercizio e spettacolo; s'era aggiunto, che si ornasse l'interno di logge, non men' di cento per adeguare il numero degli Azionisti, alle cui radunanze si provquante vedesse con una sala. oltre al fornirsi l'esterno di 9 ghe mai si potessero. Con tale consiglio dunque s'accinse il nuovo Architetto all' opera. Avendo egli considerato, che la forma semielittica, quale si proponeva, avrebbe nociuto allo spettacolo del Pallone per rendere la meta sempre variabile, mentre la retta nuocevagli per la visuale, e che si rompevan trà loro gli spetta tori, si consigliò di usare una forma composta, curva cioè dicontro al muro d'appoggio, e retta alle testate dell' edifizio. Quindi estesa la lunghezza del giuoco secondo il muro d'appoggio, fissati i lati delle testate, nè determinò la larghezza

botte

con un'arco

di cerchio, la cui corda era lo stesso raggio generatore: e dalla

su cui fissò i centri delle

direzione di quei lati e dalla curva,
colonne a sostegno e separazione delle logge, prendendo mossi
tutte le altre lince paralelle e secondarie, ne sorse un'ugual form

3

1

I

all'esterno, e nella pianta si collegarono tre corpi di fabbrica, due rettilinei nelle testate, ed uno curvilineo trà quelle; dal che fu tratto ad aprire tre ingressi per la facile uscita, e per la libera circolazione del popolo, due cioè ne' rettilinei per gli spet tatori, ed uno nel curvilineo pe' carri, e per gli animali. Perchè però si scendesse dalle vitture al coperto, egli ornò di due portici ambedue i rettilinei, onde introdursi più dignitosamente nell'interiore vestibolo, e quindi entrar nell'arena per un ambulacro, o ascendere per doppia scala alle gradinate, alle logge, ed alla

terrazza.

derie

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Il bisogno di provvedere agli usi moltiplici dell'edifizio gli suggeri di porre presso il vestibolo e ne' vani comuni un luogo opportuno per un Ristoratore, un Caffè, un Corpo di guardia, la dispensa de' viglietti, l'uso del Palloniere, de Torieri e dei Giostratori, e magazzini pe' fuochi, e per le illuminazioni, e scuper la Cavallerizza, oltre a quattordici botteghe per affittarsi. E lo stesso bisogno lo consigliò di formare nel piano della gradinata, oltre le corsie di libera circolazione, alcune camere precisamente sopra il Caffè, e le intravature del vestibolo Custode, e nella parte opposta sopra il Ristoratore alcune pei Giuocatori di Pallone, e di aprire sotto le logge molte guardarobbe, ove serbar le lumiere per le illuminazioni notturne ed altre decorazioni.

1

per un

Nel piano nobile composto di cinquantadue logge, in mezzo alle quali ad imitazione de Pulvinari antichi sorge una loggia pe' Magistrati e per la Rappresentanza degli Azionisti, si disposer due sale per le adunanze di questi, ed altre due per privati esercizi ginnastici, o per altro piacevole trattenimento. Altre cinquantadue logge apronsi nel secondo piano; e nel terzo spazia un'ampia terrazza, e in ambedue questi piani non sono che gli opportuni accessi, e le corsie di libera comunicazione. E ciò in quanto alla forma ed alla distribuzione dell' Edifizio. Rispetto alla decorazione gli è manifesto, che non potendo sostenere tale Edifizio la forma de' Cerchi ed Anfiteatri antichi per la natura troppo dissimile de' costumi e degli spettacoli, mal si sarebbe l'Architetto avvisato di effettuarla con quella unità di composizione, e quell' effetto, onde grandeggiano i ridetti monumenti, vietandolo primieramente il muro d'appoggio, che per esser retto e liscio non soffre alcun movimento e riscontro di linee e fasce, e molto meno cornici, di cui si fregiano gli altri tre lati; in secondo luogo l'uso di logge parziali, di cui si volle, quale un teatro, , questo Edifizio abbellire con onta della gravità architettonica, ed a cui solo s'addice un' assai trita decorazione. Immaginò pertanto un Podio, su cui sorgessero gradinate interrotte da vomitorj e discese sopra le quali si sollevasse un Peristilio posto sopra un continuato Stilobate, e terminato da grandiosa terrazza. Non consentendo la

Tom. II.

26

con

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